Quanto durano i buoni fruttiferi postali ordinari: 30 o 20 anni?

Le peculiarità dei buoni fruttiferi postali ordinari, il prodotto amato dagli italiani per la sicurezza e la flessibilità nei rendimenti.
10 mesi fa
2 minuti di lettura
Qual è la durata dei buoni fruttiferi postali: 20 0 30 anni?

I buoni fruttiferi postali hanno da sempre occupato un posto speciale nei portafogli degli italiani, attirando l’interesse dei risparmiatori per la loro sicurezza e la possibilità di ottenere rendimenti graduali. Questi strumenti di investimento, emessi da Cassa Depositi e Prestiti e garantiti dallo Stato Italiano, sono una scelta affidabile per coloro che cercano un approccio stabile e a lungo termine alla gestione del proprio patrimonio. Alcuni lettori ci hanno chiesto quanto durano gli ordinari, se 30 o 20 anni, e quali sono le loro principali caratteristiche nonché i tassi di interesse.

Ecco le risposte.

Durata e tipologie dei buoni fruttiferi postali ordinari

I bfp fino al 27 dicembre 2000 e quindi fino alla Serie “Z” garantivano una durata di 30 anni. Quelli emessi successivamente, dalla Serie “A1” in poi, hanno una durata di 20 anni. Questa distinzione impatta direttamente sulle modalità di accumulo degli interessi e sul momento in cui i titoli smettono di essere fruttiferi.
Quelli fino a 30 anni maturano interessi fino al 31 dicembre dell’anno solare di scadenza mentre quelli a 20 anni cessano di essere fruttiferi al termine del ventesimo anno. La capitalizzazione degli interessi segue invece regimi diversi: composta per i soli primi 20 anni per i titoli a 30 anni e composta per l’intera durata per i buoni a 20 anni.

La rivoluzione

A gennaio c’è stata una nuova rivoluzione dei buoni fruttiferi postali. Quasi tutti i tassi di interesse, infatti, sono stati modificati al ribasso. Prima del 28 dicembre, i rendimenti di questi titoli ventennali arrivava al 3,50%, ora invece sono decisamente più bassi. Ecco la nuova tabella:
1. alla fine del 1°anno si guadagna lo 0,50% annuo lordo
2. al termine del secondo anno lo 0,50%
3. alla fine del 3°anno lo 0,67%
4. alla fine del 4°anno lo 0,87%
5. al termine del 5°anno l’1,00%
6. alla fine del 6° anno l’1,12%
7. dopo 7 anni l’1,25%
8. dopo l’8°anno l’1,40%
9. dopo 9 anni l’1,53%
10.

alla fine del 10°anno l’1,62%
11. alla fine dell’11° anno l’1,70%
12. alla fine del 12° anno l’1,77%
13. dopo 13 anni l’1,90%
14. dopo 14 anni il 2,01%
15. alla fine del 15° anno il 2,11%
16. al termine del 16° anno il 2,23%
17. alla fine del 17° anno il 2,36%
18. al termine del 18° anno il 2,48%
19. alla fine del 19° anno il 2,61%
20. e infine al termine del 20° anno il 2,75%.
Nel caso si volessero investire 10 mila euro in tale titolo, il valore di rimborso a scadenza sarebbe di 16311,78 euro. Si tratta del valore netto ovvero della somma tra importo inserito più gli interessi previsti al netto della ritenuta fiscale su questi ultimi. Nel calcolo prodotto dal simulatore di Poste Italiane non è stata considerata, però, l’imposta di bollo che va calcolata in base alla normativa vigente.

In conclusione…

1. La durata di 20 anni dei buoni fruttiferi postali ordinari offre un’opzione ideale per chi mira a investire nel lungo periodo. I tassi di rendimento fissi e crescenti forniscono stabilità e sicurezza nel corso degli anni
2. La sottoscrizione e il rimborso di questi titolo è priva di costi aggiuntivi, a eccezione degli oneri fiscali. Viene però applicata una tassazione agevolata del 12,50% sugli interessi per cui tali prodotti sono considerati una scelta vantaggiosa.
3. La possibilità di sottoscrivere i buoni online tramite Risparmio Postale e BancoPosta, oltre che in ufficio postale, offre comodità e accessibilità a tutti
4. La prescrizione dei bfp cartacei dopo 10 anni dalla data di scadenza sottolinea l’importanza di pianificare attentamente il proprio investimento, mentre la forma dematerializzata garantisce un rimborso automatico.

I buoni fruttiferi postali rappresentano un’ancora di sicurezza nel panorama degli investimenti. Offrono, infatti, rendimenti graduali, zero costi nascosti e una flessibilità che li rende adatti a una vasta gamma di risparmiatori. La loro longeva presenza e popolarità testimoniano la fiducia degli italiani in questo strumento, che continua a essere un pilastro della gestione finanziaria per molte famiglie nel paese.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Germania ed Eurobond, binomio possibile?
Articolo precedente

La Germania è sempre più italiana e gli alleati ne approfittano per ‘estorcerle’ gli Eurobond

prestazione universale anziani
Articolo seguente

Bonus 1.000 euro (quasi) per gli over 80 anni: quando arriva e chi può richiederlo