“Giunti al capo d’anno, ci scopriamo sopraffatti dalla routine. E questo giorno ci appare assolutamente uguale agli altri. Il che non è vero. Perché le ricorrenze servono: a commemorare oppure a rinnovare. Occasioni di memoria e di speranza, per tornare indietro con gli occhi e la mente. Oppure, al contrario, per proiettarci in avanti“, afferma Ilvo Diamanti. Con l’inizio del nuovo anno, d’altronde, non si può fare a meno di volgere un occhio di riguardo al passato, facendo un bilancio di quanto accaduto nel corso degli ultimi dodici mesi.
Allo stesso tempo si deve pensare anche al futuro, cercando di mettere in pratica i buoni propositi che ci frullano per la testa. Non tutto, però, dipende da noi. Lo sanno bene i pensionati che devono fare i conti con un assegno il cui importo non viene ovviamene scelto da loro. Ma l’importo che verrà corrisposto nel corso del 2023 differisce da quello del 2022? Ecco cosa c’è da sapere.
Cosa sono i coefficienti di trasformazione
Buone notizie per i lavoratori che andranno in pensione nel corso del 2023 perché potranno beneficiare di un importo più alto rispetto a quanto avrebbero percepito nel 2022. Questo avrà luogo per effetto dell’adeguamento da parte dell’Inps del coefficiente di trasformazione al calo dell’aspettativa di vita. I coefficienti di trasformazione, come si legge sul sito dell’istituto di previdenza, sono:
“valori che concorrono al calcolo della pensione con metodo contributivo. Grazie a questi valori il montante contributivo versato dal lavoratore durante la sua vita lavorativa viene trasformato nella pensione annua. I coefficienti di trasformazione variano in base all’età anagrafica del lavoratore nel momento in cui consegue la prestazione previdenziale, a partire dall’età di 57 anni fino ai 70 anni. Maggiore è l’età del lavoratore, più elevati risulteranno anche i coefficienti di trasformazione”.
Quanto prende di pensione chi ci va nel 2023 (rispetto a quanto avrebbe preso nel 2022)
In seguito all’impatto del Covid, la speranza di vita degli italiani si è accorciata.
Nel caso in cui il soggetto interessato avesse 62 anni, ad esempio, otterrebbe una pensione più alta del 2,35% rispetto a chi ha lasciato il lavoro nel 2022. Chi invece va in pensione all’età di 70 anni avrà il 2,90% in più. Non tutti però potranno beneficiare di tali aumenti. Quest’ultimi, infatti, saranno validi solo per le pensioni determinate con il sistema contributivo.