Una novità appena introdotta, valida già dal primo gennaio 2025, avrà un impatto notevole sulle pensioni soprattutto quelle con 20 anni di contributi. Si tratta di un provvedimento confermato dal governo tramite decreto, ma indipendente da una scelta politica dell’esecutivo. Infatti, è un elemento obbligatorio che ogni governo deve adottare ogni due anni: l’aggiornamento biennale dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo in pensione.
Ogni due anni, tali coefficienti vengono rivisti alla luce dell’aumento dell’aspettativa di vita. L’andamento demografico, come sappiamo da tempo, incide sulle pensioni da due punti di vista:
- da un lato, vengono adeguati i requisiti per la pensione;
- dall’altro, si modificano le regole di calcolo delle prestazioni.
È su questo secondo aspetto che incide l’aggiornamento dei coefficienti, che, in questo caso, peggiorano la situazione.
Infatti, le pensioni nel 2025 risulteranno più basse rispetto al 2024. Grazie all’ufficializzazione dei coefficienti, possiamo stabilire con certa precisione quanto prende di pensione chi ha versato 20 anni di contributi.
Quanto prende di pensione chi ha versato 20 anni di contributi
Da un biennio all’altro, i coefficienti di trasformazione possono diventare meno favorevoli se la stima di vita della popolazione aumenta. Al contrario, se la stima di vita diminuisce (come successo durante la pandemia), i coefficienti migliorano. È lo stesso meccanismo che regola i requisiti pensionistici: se sale l’andamento demografico, anche loro salgono. Tuttavia, mentre per i coefficienti è ammesso anche il caso contrario (se la stima di vita scende, essi diventano più favorevoli), per i requisiti pensionistici non si torna indietro a un’età più bassa di pensionamento.
Di conseguenza, se la vita media scende, le pensioni possono diventare più alte (per via di coefficienti più generosi), mentre l’età per andare in pensione non si abbassa.
Se oggi si esce a 67 anni, un calo della speranza di vita non farebbe tornare il requisito a 66 anni e 7 mesi, ad esempio.
Pensioni più basse nel biennio 2025-2026, ecco perché
Per il biennio 2025-2026, gli importi delle pensioni risultano inferiori rispetto a quelli del biennio 2023-2024, a causa dei nuovi coefficienti. Ma quanto prende di pensione chi ha versato 20 anni di contribuzione e perché focalizziamo l’attenzione proprio su questa soglia? Perché è il requisito contributivo:
- per la pensione di vecchiaia a 67 anni;
- per la pensione anticipata contributiva a 64 anni;
Inoltre, per chi non ha versamenti prima del 1996 (appartenente quindi interamente al regime contributivo), è obbligatorio raggiungere un determinato importo di pensione; in mancanza, l’INPS rifiuta la domanda. È dunque fondamentale comprendere quanto si possa percepire di pensione dopo 20 anni di contributi.
Ecco perché è importante sapere quanto prende di pensione chi ha versato 20 anni di contributi
Il montante contributivo, accumulato negli anni di lavoro, viene rivalutato in base all’inflazione e poi moltiplicato per questi coefficienti di trasformazione. Chi ha versato tutti i contributi dopo l’entrata in vigore del sistema contributivo deve ottenere una pensione non inferiore all’Assegno Sociale (nel 2025 pari a 538,69 euro) per poter accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni con 20 anni di versamenti.
Per centrare invece le pensioni anticipate contributive a 64 anni con 20 anni di contributi, occorre una pensione almeno pari a 3 volte l’Assegno Sociale.
Coefficienti, perché peggiorano?
Il fatto che le regole di calcolo si facciano più severe al migliorare dell’andamento demografico deriva dalla stessa logica che alza i requisiti pensionistici quando la speranza di vita aumenta. È, in sostanza, una questione di sostenibilità del sistema, di cassa e di bilanci a carico dello Stato. Se gli italiani vivono più a lungo, l’INPS dovrà pagare le pensioni per un periodo maggiore, superando spesso ciò che il singolo pensionato ha versato in contributi durante la carriera lavorativa.
Da qui nascono la necessità di erogare le pensioni più tardi (meno anni di assegno) e di renderle di importo inferiore, così da contenere la spesa nel lungo periodo.
Ecco i nuovi coefficienti di trasformazione 2025 e 2026
I coefficienti di trasformazione sono stati aggiornati e ufficializzati tramite decreto Interministeriale tra MEF e Ministero del Lavoro. Dal 2025 al 2026, la trasformazione del montante contributivo in pensione avverrà con la seguente tabella:
- 57 anni di età: 4,204%
- 58 anni di età: 4,308%
- 59 anni di età: 4,419%
- 60 anni di età: 4,536%
- 61 anni di età: 4,661%
- 62 anni di età: 4,795%
- 63 anni di età: 4,936%
- 64 anni di età: 5,088%
- 65 anni di età: 5,250%
- 66 anni di età: 5,423%
- 67 anni di età: 5,608%
- 68 anni di età: 5,808%
- 69 anni di età: 6,024%
- 70 anni di età: 6,258%
- 71 anni di età: 6,510%
Per capire cosa è cambiato, ecco i coefficienti validi fino al 2024:
- 57 anni di età: 4,270%
- 58 anni di età: 4,378%
- 59 anni di età: 4,493%
- 60 anni di età: 4,615%
- 61 anni di età: 7,744% (probabilmente un refuso, dovrebbe essere 4,744%)
- 62 anni di età: 4,882%
- 63 anni di età: 5,028%
- 64 anni di età: 5,184%
- 65 anni di età: 5,352%
- 66 anni di età: 5,531%
- 67 anni di età: 5,723%
- 68 anni di età: 5,931%
- 69 anni di età: 6,154%
- 70 anni di età: 6,395%
- 71 anni di età: 6,655%
Sommando i contributi versati (dopo la loro rivalutazione) e moltiplicandoli per i coefficienti corrispondenti, si ottiene la pensione annua. Dividendo poi il risultato per 13 mensilità, si ricava l’importo mensile della pensione.
Buongiorno dott.Mazzarella,io a ottobre faccio 60 anni.ho lavorato in italia 30 di contrbuti agricoli con redditto annuale 22000euro,e adesso sonno 4 anni che lavoro in Germania, posso fare la domani di pensione antecipata grazie.