Andare in pensione in anticipo oppure restare a lavorare? La prima situazione è ottimale per la stragrande maggioranza dei lavoratori di oggi, che auspicano un’uscita dal lavoro in anticipo. La seconda diventa progressivamente sempre più vantaggiosa con il passare del tempo.
Anticipare il momento del pensionamento è sicuramente un’opportunità favorevole, ma non è priva di problemi e controindicazioni. Non esiste misura di pensionamento anticipato che sia scevra da un costo a carico del lavoratore. E se è vero che esistono misure che prevedono penalizzazioni per chi esce prima, è altrettanto vero che ce ne sono altre che premiano chi rinvia l’uscita e resta in servizio.
Anticipare la pensione o no? Ecco il punto della situazione
Anticipare la pensione sfruttando una delle tante misure che consentono l’uscita anticipata dal mondo del lavoro produce inevitabilmente riduzioni dell’assegno. Non fosse altro per il fatto che un anno di lavoro in più significa maturare un anno di contributi in più. E, di conseguenza, lasciare il lavoro con un montante contributivo più elevato e una pensione più alta.
È un discorso che include anche i coefficienti di trasformazione del montante in pensione. Più tardi si esce, maggiore risulta la pensione a parità di montante.
Quanto prende di pensione chi la rimanda di un anno
Le penalizzazioni per chi esce prima nel 2025 sono all’ordine del giorno. E se a questo aggiungiamo che il governo ha deciso di ripristinare il bonus Maroni, che permette di godere di uno sgravio contributivo per chi rimanda l’uscita, prolungare la permanenza in servizio risulta ancor più conveniente.
Nel 2025, anche chi arriva a 42 anni e 10 mesi di versamenti ed entra nel perimetro della pensione anticipata ordinaria può scegliere di rinviare l’uscita, come avviene con la quota 103, percependo uno stipendio più alto grazie allo sgravio della quota contributiva a suo carico.
Inoltre, chi aderisce a quota 103 subisce tre penalizzazioni differenti. Due decadono una volta compiuti i 67 anni, mentre una resta fissa per l’intera vita da pensionato.
Tagli, penalizzazioni e quanto prende di pensione chi la rimanda di un anno
Una pensione non superiore a quattro volte il trattamento minimo e il divieto di svolgere attività lavorative (tranne il lavoro autonomo occasionale entro un massimo di 5.000 euro di reddito annuo) sono le due penalizzazioni di chi va in pensione con quota 103, ma decadono a 67 anni di età. Resta invece per sempre il calcolo contributivo della pensione.
E per chi ha accumulato 18 o più anni di contributi prima del 1996, ciò può significare perdere in sede di calcolo della pensione anche il 30% o più. Contributiva è anche opzione donna, che consente di uscire a 59 anni ma, come detto, con un assegno largamente tagliato.
Penalizzante è anche l’Ape sociale a 63,5 anni di età, con il divieto di cumulo dei redditi da lavoro (come per quota 103). E con un assegno non superiore a 1.500 euro al mese. Inoltre, si tratta di una pensione senza tredicesima, maggiorazioni, assegni familiari e indicizzazione.
Come calcolare quanto prende di pensione chi la rimanda di un anno e che ci guadagna
Tornando alle regole del sistema contributivo, del montante contributivo e dei coefficienti di trasformazione, rinviare anche solo di un anno la pensione permette sempre di ottenere un assegno più elevato. Un esempio chiarisce meglio quanto prende di pensione chi la rimanda di un anno.
Per esempio, a 64 anni di età, un contribuente che ha maturato 28 anni di contributi e un montante di 450.000 euro percepisce una pensione lorda annua di 22.896 euro. Ciò significa circa 1.760 euro al mese. Se versa un altro anno di contributi mantenendo lo stesso stipendio medio lordo di circa 3.800 euro al mese, accantonerà nel montante altri 16.500 euro. Di conseguenza, il suo montante passerà da 450.000 a 465.500 euro.
Inoltre, a 65 anni il coefficiente di trasformazione è 5,250%, mentre a 64 anni è 5,088%. In definitiva, un solo anno di lavoro in più porta la pensione da 22.896 euro annui a 24.491 euro annui. Per un assegno mensile che sale a circa 1.884 euro.