Sono molte le vedove in Italia che percepiscono la pensione di reversibilità. O meglio, il trattamento riservato ai superstiti che risultano assicurati presso i vari istituti di previdenza. L’Inps, naturalmente, gestisce il 95% di queste spettanze.
Statisticamente sono più le donne degli uomini a beneficarne. In particolare per via del fatto che la vita media per le superstiti è più lunga rispetto a quella degli uomini. Ma quanto percepiscono e, soprattutto, ne hanno diritto se lavorano o prendono già una pensione?
Il diritto alla pensione di reversibilità al coniuge
Innanzitutto il diritto sorge in capo al coniuge e ai parenti superstiti al momento del decesso del lavoratore assicurato o del pensionato.
I superstiti che hanno diritto alla pensione di reversibilità del pensionato o del lavoratore sono in via principale il coniuge e i figli. Ma possono beneficiarne anche i fratelli, le sorelle e i nipoti. La misura della rendita di reversibilità cambia a seconda del grado di parentela e della composizione del nucleo familiare. Così come in base ai redditi.
In caso ne avesse diritto solo il coniuge superstite, la misura della pensione sarà pari al 60% dell’importo della rendita. Percentuale che però può diminuire in caso l’avente diritto percepisca altri redditi assoggettabili all’Irpef.
L’avente diritto o gli aventi diritto per ottenere la pensione di reversibilità devono fare domanda all’Inps o all’ente pensionistico di appartenenza. La decorrenza è dal mese successivo a quello del decesso e non dalla data della domanda che può avvenire in tempi diversi o in ritardo.
Limiti di reddito e misura dell’assegno
E vediamo in dettaglio come stanno le cose nel caso di presenza di altri redditi, anche derivanti da pensione.
Qualora in cui il vedovo o la vedova consegua un reddito annuo superiore (da pensione o lavoro), subirà una riduzione del trattamento pari al 25%. Il taglio sale al 40% nel caso il reddito fosse ricompreso tra la predetta soglia e i 29.314,48 euro per arrivare al 50% laddove il reddito del coniuge sia superiore a 36.643,10 euro annui.
Tali riduzioni non si applicano nei casi di pensione spettante anche o solo a figli minori, studenti o inabili al lavoro. In tal caso la legge consente la possibilità di cumulare interamente la rendita del defunto con altri redditi di qualsiasi natura.