Quanto prenderai di pensione tra 30 anni e l’importanza di agire subito

Come saranno le pensioni future? Il dubbio è sfruttato abilmente dai gestori di fondi pensioni integrative che vendono certezze impossibili.
9 mesi fa
2 minuti di lettura
pensioni anticipate
Foto © Licenza Creative Commons

Come saranno le pensioni future, fra 30 anni? Una domanda che i giovani lavoratori si pongono spesso ma alla quale è impossibile rispondere. Nessuno può sapere come sarà il nostro sistema pensionistico fra tre decadi, visti anche i repentini cambiamenti delle regole alle quali siamo ormai abituati da anni. E anche in considerazione delle difficoltà demografiche e dei bassi salari con i quali il nostro Paese, volente o nolente, si deve confrontare.

Ma come saranno le pensioni future è una incognita alla quale erano abituati anche i nostri predecessori.

Prevedere il futuro, del resto è un’arte divinatoria e più l’orizzonte temporale è lontano maggiori sono le incertezze. In questo contesto fa specie sapere che i gestori dei fondi pensione sanno esattamente come andranno a finire le cose per vendere rendite integrative sicure e garantite. Ma analizziamo il problema in base a quello che sappiamo oggi in base ai sistemi di calcolo della pensione.

Pagamento pensioni future

Innanzitutto bisogna sapere che la pensione per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995 viene calcolata con il solo sistema contributivo. Cosa significa per le pensioni future? In pratica ogni lavoratore versa periodicamente dei contributi nel fondo pensionistico di appartenenza gestito dall’Inps o altre Casse speciali che serviranno a costituire il montante sul quale sarà calcolata la pensione. Una specie di libretto di risparmio che si tramuterà in rendita obbligatoria al momento del pensionamento.

Per trasformare il montante contributivo, opportunamente rivalutato nel tempo, si applicherà un coefficiente di trasformazione variabile in base all’età anagrafica. Più l’età del lavoratore è alta, maggiore sarà l’importo della pensione a valere sui contributi versati durante la carriera lavorativa. Così, ad esempio, a parità di contributi, un lavoratore che va in pensione a 67 anni prenderà di più di pensione rispetto a uno che ci va a 64 anni. Quindi, in buona sostanza, a determinare l’importo della rendita è l’età del beneficiario al momento della domanda di pensione.

Va da sé che, a differenza del sistema di calcolo retributivo del passato, con il quale la pensione veniva determinata prevalentemente in base alla media degli ultimi cinque anni di retribuzione, è sostanziale. Nel sistema contributivo il calcolo non tiene conto degli ultimi anni di stipendio, ma dei contributi totali accumulati sul proprio conto assicurativo. La pensione futura di fatto sarà più bassa rispetto al passato, ma questo sistema non è affatto sbagliato, anzi lo era quello precedente.

Pensione complementare sì o no?

Sulla scorta di questo metodo di calcolo, penalizzante rispetto a quello del passato, viene spontaneo preoccuparsi per qualche forma di rendita integrativa da affiancare alla pensione. Lecito preoccuparsi per tempo onde evitare sorprese, anche se, come abbiamo detto, non si può sapere nulla di come saranno le pensioni future.

Una delle forme più diffuse è quella di affidarsi alla previdenza integrativa promossa dai fondi pensione. In buona sostanza i lavoratori dipendenti cedono il loro Tfr ai fondi chiusi o aperti con la promessa di una pensione integrativa complementare da riscuotere al momento del pensionamento a fine carriera. Purtroppo, però, i rischi insiti nelle forme di investimento e i costi di gestione più o meno tengono alla larga i giovani che preferiscono tenersi stretto il Tfr. Il trattamento di fine rapporto, del resto, offre un rendimento certo e garantito, i fondi pensione no.

Le loro decisioni dipendono anche dall’incertezza del lavoro. In un mondo sempre più caratterizzato dal precariato diffuso e da periodi di inoccupazione o disoccupazione diventa difficile se non impossibile programmare la costruzione di una rendita integrativa. E il Tfr viene visto come ammortizzatore da utilizzare per i periodi critici. Affidarlo ad avidi gestori del denaro va quindi contro i loro interessi.

E i dati lo confermano: in Italia meno del 18% degli aderenti alla previdenza integrativa ha meno di 35 anni di età.

Riassumendo…

  • Impossibile sapere come saranno le pensioni future, fra 30 anni.
  • Per i giovani lavoratori è necessario preoccuparsi per tempo con forme di previdenza integrativa.
  • Il lavoro precario o saltuario rende difficile affidare il proprio Tfr ai fondi pensione.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

Lascia un commento

Your email address will not be published.

domanda bonus asilo nido
Articolo precedente

Tutto sul bonus asilo nido 2024: importi, ISEE e come richiederlo (la guida INPS)

pensionati alle Canarie
Articolo seguente

Quanto serve per vivere di pensione a Tenerife nel 2024: costo della vita alle Canarie