A ottobre sono scattati i primi aumenti sulla pensione per milioni di beneficiari. Trend che proseguirà anche a novembre, dicembre e gennaio per effetto delle rivalutazioni in base all’inflazione attesa. Non per tutti, però, almeno inizialmente. Solo per chi possiede redditi limitati.
In base al decreto Aiuti bis le pensioni fino a 2.692 euro lordi al mese sono rivalutate del 2% per tre mesi. Un anticipo a valere sulla perequazione automatica che scatterà per tutti da gennaio 2023 quando saranno noti i dati definitivi sull’inflazione.
Pensioni: gli aumenti previsti per gennaio
Questo anticipo del 2% è quindi corrisposto sulle pensioni di ottobre, novembre e dicembre. Compresa la tredicesima mensilità. Il resto arriverà – come detto – a gennaio 2023 quando si conosceranno i dati definitivi dell’inflazione in Italia.
In proposito, gli economisti sono concordi nel ritenere che il tasso di inflazione si attesterà intorno al 7-8%. Una conferma che arriva anche dalla Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza (Nadef) recentemente presentato dal governo al Parlamento.
Cosa attendersi dunque? Sicuramente un incremento significativo della pensione come non si vedeva da 40 anni circa. Dalle minime a quelle d’oro, l’aumento interesserà tutti indistintamente, come previsto dalla normativa.
Gli aumenti di novembre
Oltre all’anticipo del 2% della rivalutazione della pensione a novembre arriveranno altri aumenti. Si tratta del recupero della rivalutazione dello 0,2% dello scorso anno (l’inflazione definitiva nel 2021 è risultata pari a + 1,9% anziché dello 1,7% provvisoriamente applicato dall’Inps). Poca roba, ma saranno corrisposti anche gli arretrati maturati dal 1° gennaio 2022 al 30 settembre 2022.
Questo ritocco all’insù interesserà tutti i pensionati indistintamente, senza alcun limite di reddito. Anche in questo caso l’anticipo è erogato dallo Stato grazie alle disponibilità di cassa e senza ulteriori stanziamenti nella legge di bilancio.
Seguirà, sempre a novembre, un altro aumento pensioni. Questa volta una tantum e pari a un bonus da 150 euro, come previsto dal decreto Aiuti ter.
Gli aumenti previsti per il 2023
Ma quello che più cuba e riguarderà tutti, saranno gli aumenti che scatteranno a gennaio 2023. Gli assegni dovranno essere incrementati in base ai dati definitivi sull’inflazione del 2022 che si prevede in forte crescita. Quindi un rialzo robusto dell’ordine del 7-8%, secondo le stime.
Lo Stato dovrà quindi sborsare un sacco di soldi in più per la perequazione automatica delle pensioni, cosa alla quale non eravamo più abituati perché l’inflazione è rimasta molto bassa negli ultimi 10 anni.
Per coloro che percepiscono una pensione fino a 2.692 euro al mese, l’incremento sarà defalcato dell’acconto del 2% ricevuto negli ultimi tre mesi del 2022. Per tutti gli altri, invece, circa 4 milioni di pensionati, gli aumenti scatteranno dal primo giorno del 2023.
La rivalutazione delle pensioni d’oro e d’argento
Dal prossimo anno, quindi, le rivalutazioni degli assegni saranno applicate a tutti. Chi percepisce pensioni d’oro o d’argento, però, non godrà della piena perequazione automatica. La legge fissa dei limiti che sono:
- fino a 4 volte il minimo rivalutazione al 100%;
- fra quattro e cinque volte il minimo rivalutazione al 90%;
- sopra cinque volte il minimo rivalutazione del 75%.
Una scaletta che però potrebbe cambiare con la legge di bilancio 2023 anche per limitare l’intervento finanziario dello Stato. Il legislatore potrebbe tenere maggiormente conto delle pensioni appartenenti alla prima fascia, cioè quella fino a 2.600 euro lordi al mese, sacrificando maggiormente le altre. Si vedrà.
8% in più sulle pensioni da gennaio
Facciamo un esempio pratico su una pensione da 1.000 euro lordi al mese. Di quanto potrebbe aumentare il prossimo anno? Qualora il tasso di inflazione fosse del 8%, la rendita aumenterebbe di 1.040 euro all’anno.
Cifra che sarà corretta in base agli anticipi corrisposti a ottobre, novembre e dicembre 2022 di cui abbiamo già parlato . Ma in buona sostanza si tratta di un incremento significativo della pensione degli italiani. Ovviamente la cifra è al lordo della ritenute fiscali, per cui bisognerà tenere conto delle imposte previste dagli scaglioni Irpef e dalle addizionali locali.