A Ferragosto non poteva mancare un articolo sulle vacanze. Stavolta, vi proponiamo i risultati di una ricerca Eurostat pubblicata ieri e che riguarda la spesa effettuata dai turisti europei. E’ stato trovato che mediamente un residente nella UE spenderebbe 320 euro in vacanza. Si tratta di un importo che risente di notevoli differenze di stato in stato. I più spendaccioni sono risultati (ma forse non è nemmeno una sorpresa) i cittadini del Lussemburgo con 740 euro, il 231% in più della media continentale. Il piccolo ducato del Centro-Europa è notoriamente molto ricco e abitato da numerose famiglie benestanti, per cui che stia in testa a questa classifica non stupisce.
A seguire abbiamo Belgio (565), Irlanda (477), Cipro (448), Germania (428), Italia (358), Olanda (347) e Francia (341). Dunque, il nostro paese figura all’ottavo posto, dietro alla Germania, ma due posizioni avanti alla Francia. Rispetto ai tedeschi, noi italiani spenderemmo in vacanza 70 euro in meno a testa, mentre rispetto ai cugini d’Oltralpe sborseremmo sui 17 euro in più.
I paesi che seguono sono tutti al di sotto della media UE: Finlandia (312), Danimarca (307), Grecia (287), Slovacchia (266), Svezia (247), Croazia (239), Spagna (222), Slovenia (213), Estonia (204), Lituania (201), Polonia (190), Bulgaria (161), Portogallo (156), Ungheria (130), Repubblica Ceca (126), Romania e Lettonia (117). Tutti i dati si riferiscono al 2015, ma non se ne dispongono per il Regno Unito. Con 747 euro, la Svizzera sarebbe prima, pur non facendo parte della UE e non rientrando direttamente nella classifica.
Una classifica non “ortodossa”
Possiamo notare apparenti anomalie tra le cifre sopra fornite, che non rispecchierebbero a fondo le divisioni tra stati ricchi e meno ricchi del Vecchio Continente.
Che succede? Pur essendo privi di ulteriori dati per fornirvi una risposta sufficientemente comprovata, possiamo azzardare il seguente ragionamento: la spesa media riflette non un cittadino-tipo di ciascun paese in vacanza, bensì quella effettuata da un turista. Ora, non è detto che chi va in vacanza rappresenti perfettamente lo status socio-economico del proprio paese. Potremmo supporre che un turista maltese o cipriota che va in vacanza sia parte di una minoranza di residenti con reddito ben superiore alla media, per cui spenderebbe sulla base di una disponibilità che poco o niente avrebbe a che fare con quella di un proprio connazionale.
Ragionamento opposto per paesi molto ricchi, come Svezia e Danimarca, in cui il numero di persone che va in vacanza ogni anno è elevato, proprio in considerazione degli alti standard di vita vigenti. Qui, il turista avrebbe un profilo più “di massa” e, pertanto, tenderebbe a spendere meno di un turista “paperone” di altri stati ufficialmente più poveri. In tal senso, le grandi economie come Germania, Italia, Francia e Spagna tenderebbero a riflettere meglio non solo i livelli di ricchezza pro-capite interni, ma anche abitudini di consumo consolidate. Uno spagnolo evidentemente spenderebbe i due terzi di un turista italiano anche e, soprattutto, per via della sua più recente tendenza a viaggiare e andare in vacanza, oltre che per la minore disponibilità di reddito. Lo stesso si direbbe per le differenze riscontrate tra tedeschi e italiani. (Leggi anche: Turisti in Italia cresciuti 4 volte meno che in Europa)