La Guardia di Finanza di Napoli, dietro un’analisi di rischio sviluppata dall’Agenzia delle Entrate, ha smascherato una truffa bonus 110% finalizzata all’acquisizione, da parte di un consorzio d’imprese, di crediti d’imposta verso il fisco di circa 110 milioni di euro.
I cittadini, cha avevano firmato il contratto per l’esecuzione dei lavori, si son ritrovati nel proprio cassetto fiscale fatture emesse dal consorzio a fronte di lavori mai iniziati e per i quali, risultavano anche rilasciati visto conformità e asseverazioni per operazioni di sconto in fattura e cessioni del credito.
Il funzionamento del superbonus
Il bonus 110%, ricordiamo si sostanzia in una detrazione fiscale, pari appunto al 110%, delle spese sostenute a fronte di determinati lavori edili (ad esempio realizzazione di cappotto termico, lavori antisismici, ecc.).
In luogo della detrazione fiscale, il committente può optare per:
- lo sconto in fattura da parte dell’impresa che esegue i lavori. Quest’ultima recupera il corrispettivo nella forma del credito d’imposta da poter utilizzare in compensazione oppure da poter cedere a terzi (inclusi istituti di credito e finanziari)
- la cessione del credito verso terzi soggetti, inclusa la stessa impresa esecutrice dei lavori ed inclusi istituti di credito e finanziari.
Per tali operazioni, il committente deve chiedere il rilascio del visto di conformità (da parte di commercialista, consulente del lavoro, ecc.) e l’asseverazione da parte di un tecnico abilitato. L’opzione di sconto o cessione deve essere anche comunicata all’Agenzia delle Entrate entro il 16 marzo dell’anno successivo al sostenimento della spesa.
La truffa bonus 110% è servita
Come riassunto in premessa, la Guardia di Finanza di Napoli ha smascherato nei giorni scorsi una truffa bonus 110%, articolata con il seguente artifizio ad opera di un consorzio di imprese edili (Comunicato stampa Guardia di Finanza del 19 gennaio 2022):
- il Consorzio, attraverso una rete di procacciatori, si sarebbe proposto nei confronti di privati cittadini interessati a effettuare i lavori rientranti nell’applicazione del superbonus, facendo stipulare loro dei contratti per “appalto lavori con cessione del credito d’imposta” e chiedendo la consegna della documentazione necessaria, salvo interrompere subito dopo i rapporti ovvero eseguire solo attività di carattere burocratico
- ricevuti i contratti, il Consorzio avrebbe emesso fatture per operazioni inesistenti nei confronti dei privati committenti in cui si faceva riferimento a uno stato di avanzamento lavori per una percentuale non inferiore al 30% (percentuale minima richiesta per vantare la cessione del credito d’imposta)
- solo a seguito di richiesta di informazioni da parte di alcuni Reparti del Corpo, i soggetti privati riscontravano nel loro cassetto fiscale dell’Agenzia delle Entrate la presenza delle suddette fatture, che sarebbero state emesse a fronte di lavori mai eseguiti, cui erano correlate successive cessioni di crediti a favore del Consorzio, precedute dalla comunicazione dei commercialisti che avrebbero apposto il visto di conformità
- le prescritte asseverazioni tecniche sui lavori svolti dal Consorzio, che sarebbero state rilasciate da professionisti abilitati, presentavano rilevanti anomalie, evidenziate dalla competente Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile (ENEA);
- il Consorzio, operando nei termini suddetti, avrebbe beneficiato di oltre 109 milioni di euro di crediti d’imposta, accumulati a partire dal mese di dicembre 2020, poi ceduti a intermediari finanziari, ottenendone la monetizzazione, per un importo di oltre 83 milioni di euro.
Attenzione, dunque, i cittadini farebbero bene a monitorare l’effettivo avvio dei lavori da parte delle imprese edili cui ci si rivolge per il bonus 110% e di controllare, anche periodicamente, il proprio cassetto fiscale in modo da verificare se possano esserci fatture a fronte di lavori mai eseguiti.
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