Quasi pensionato al lavoro part time e under 35 in formazione: quanto devono guadagnare per far funzionare la formula scandinava

La staffetta generazionale col ricorso al part time rischia di costare troppo alle aziende e anche allo Stato. Dubbi sulla fattibilità della riforma.
1 anno fa
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Si intensifica il dibattito sulla riforma del lavoro che accompagnerebbe anche quella sulle pensioni. Per superare la Fornero il governo Meloni sta pensando di adottare un sistema che prevede uscite anticipate in cambio di assunzioni di giovani lavoratori. Una staffetta generazionale che dovrebbe, in sostanza, agevolare l’inserimento in azienda da parte dei giovani.

Ricordiamo che in Italia, nonostante il tasso di disoccupazione stia calando, la disoccupazione giovanile è al 23% e tantissimi rapporti di lavoro sono a tempo determinato. Segno di precarietà diffusa e instabilità, oltre che preludio a un maggior intervento assistenziale da parte dello Stato.

La riforma avrebbe quindi il merito di anticipare le pensioni dei lavoratori senior in cambio di nuove assunzioni.

Lavoro part time e pensione due anni prima

Ma come dovrebbe funzionare il nuovo meccanismo? Ispirato al modello scandinavo, la staffetta generazionale si articolerebbe su due aspetti fondamentali. L’anticipo pensionistico e il ricorso al lavoro part time per coloro che sono dipendenti di aziende con almeno 50 unità e la contestuale assunzione di giovani under 35.

Il ricorso al contratto di lavoro part-time sarebbe proposto a coloro a cui mancano 2 anni alla pensione di vecchiaia, quindi a 65 anni di età, sia nel settore pubblico che in quello privato. Contestualmente al lavoratore sarebbe liquidata la pensione maturata. Quindi stipendio ridotto del 50% ma con contestuale beneficio della pensione. In altre parole avremmo una figura di pensionato lavoratore.

Nel frattempo, per i due anni che mancano alla pensione di vecchiaia il datore di lavoro continuerebbe a versare la contribuzione piena. In questo lasso di tempo, però, a coprire la differenza contributiva fra impiego part time e full time interverrebbe lo Stato. Con consti difficilmente quantificabili al momento, ma comunque elevati considerando l’età media dei lavoratori in Italia.

Assunzioni dei giovani under 35 in cambio di pensioni anticipate

Per contro, la stessa azienda che ricorre al part time del lavoratore a cui mancano due anni alla pensione dovrebbe assumere un giovane lavoratore under 35.

Lo stesso sarebbe formato da un tutor per il periodo necessario prima della fuoriuscita del lavoratore senior dall’azienda. Ma a differenza di quest’ultimo, il giovane entrerebbe a far parte dell’organico a tempo pieno.

E qui c’è un primo problema da affrontare. Quello dei costi. Sommando il peso dei due contratti di lavoro, al netto dei contributi da versare all’Inps per la pensione, l’ago della bilancia penderebbe a sfavore dell’azienda. Questa dovrebbe accollarsi maggiori costi in termini retributivi perché non si tratta di una sostituzione di un lavoratore a tutti gli effetti.

Ricordiamo che per gli under 33 sono previsti anche sgravi contributivi di cui lo Stato dovrà farsi carico. In dettaglio la legge prevede un esonero dal versamento totale dei contributi a fini previdenziali per 3 anni.

I costi superano i benefici

Detto questo, è del tutto evidente che una riforma lavoro e pensioni del genere peserebbe sui conti pubblici nel lungo periodo. Sarebbe certamente ben vista e avrebbe il merito di aprire un fronte contro la disoccupazione giovanile che imperversa soprattutto al Sud.

D’altra parte si potrebbe superare la Fornero anticipando l’uscita di un paio di anni. Ma le aziende con più di 50 dipendenti già beneficiano della possibilità di effettuare contratti di espansione, meno costosi, per prepensionare i lavoratori in cambio di nuove assunzioni. Senza dover ricorrere, in questo senso, alla staffetta generazionale col ricorso al part time.

Riassumendo…

  • La staffetta generazionale col ricorso al part time costerebbe troppo alle aziende e allo Stato.
  • Una assunzione stabile di under 35 in cambio di un prepensionamento part-time di due anni del lavoratore.
  • I contratti di espansione già prevedono un ricambio generazionale.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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