I contributi obbligatori sono generalmente quelli che servono per andare in pensione. Li versano i lavoratori, ma anche i datori di lavoro in quote distinte fra loro. I lavoratori autonomi si fanno i conteggi da soli, mentre per i dipendenti è il datore di lavoro che si occupa della pratica previdenziale.
I contributi da lavoro sono quelli che in gergo “cubano” per la pensione, sia per la misura che per il diritto. I contributi che, al contrario derivano da interventi assistenziali, sono considerati figurativi cioè non obbligatori per i quali non vi è un obbligo a versarli da parte del lavoratore e del datore di lavoro.
Quali sono i contributi figurativi
Ma come funzionano e quali sono i contributi figurativi che l’Inps riconosce? Sono riconosciuti in determinate situazioni di assenza o di sospensione dell’attività lavorativa, per tutelare il lavoratore e garantirgli comunque la maturazione dei requisiti pensionistici e di altre prestazioni previdenziali e assistenziali. Casi tipici di contribuzione figurativa:
Congedo per maternità e congedo parentale: durante i periodi di congedo obbligatorio o facoltativo per maternità, paternità o per la cura del figlio, ai lavoratori è riconosciuta la contribuzione figurativa nella misura della retribuzione media giornaliera.
Cassa integrazione guadagni (CIG): ai lavoratori in CIG ordinaria o straordinaria viene riconosciuta la contribuzione figurativa nella misura minima prevista per la generalità dei lavoratori del settore di appartenenza.
Disoccupazione indennizzata: ai lavoratori percettori di Naspi o di altre indennità di disoccupazione viene riconosciuta la contribuzione figurativa nella misura minima prevista per la generalità dei lavoratori del settore di appartenenza.
Servizio militare: ai lavoratori che hanno svolto il servizio militare obbligatorio o volontario è riconosciuta la contribuzione figurativa nella misura della retribuzione media giornaliera.
Cariche pubbliche elettive: ai lavoratori che ricoprono cariche pubbliche elettive a livello nazionale, regionale o locale è riconosciuta la contribuzione figurativa nella misura della retribuzione media giornaliera.
Altre casistiche: lavoratori in aspettativa sindacale, lavoratori in mobilità, lavoratori in attività socialmente utili.
Il caso della pensione con Quota 103 e Opzione Donna
Attenzione però ai contributi per opzione Donna. Posto che il sistema di calcolo per accedere alla pensione anticipata delle lavoratrici è interamente contributivo, per calcolare la pensione l’Inps terrà conto solo di quelle settimane coperte da contribuzione valide solo per la “misura”, cioè quelle per le quali vi è stato un reale accredito dei contributi. Pertanto, la contribuzione figurativa per i periodi di disoccupazione, malattia, congedo di maternità, è esclusa.
Si pensi, ad esempio, a una lavoratrice che nell’arco della vita lavorativa si è assentata complessivamente per 20 settimane a causa di malattia. E 100 settimane per accudire i figli minori (congedo parentale). In questo caso l’Inps non terrà conto delle 120 settimane di copertura previdenziale. Ciò ai fini del raggiungimento del requisito necessario per andare in pensione con opzione donna.
Una limitazione simile esiste anche per le pensioni anticipate di Quota 100 e Quota 102. La normativa prevede che il requisito minimo sia di almeno 38 anni di contributi versati. Tuttavia, almeno 35 devono derivare da versamenti obbligatori. E solo 3 al massimo da contribuzione figurativa. Regola che pochi conoscono, ma che esiste.
Riassumendo…
- Non tutti i contributi fanno salire il livello della pensione.
- Esistono dei casi per i quali non si raggiunge nemmeno il diritto.
- I contributi figurativi non sempre servono per andare in pensione prima.