All’inizio di quest’anno, la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) emise un bond denominato nella rupia indiana per l’ammontare di 4 miliardi, pari a 49,6 milioni di euro. Il titolo ha scadenza 12 gennaio 2027 e cedola fissa del 5,3% (ISIN: XS2425613176). Presenta attualmente una durata residua di quasi 5 anni. Ieri, sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana si acquistava a una quotazione inferiore a 94 centesimi. Fu emesso a poco più di 98 centesimi. Ai prezzi attuali, offre un rendimento lordo di poco inferiore al 7%.
Variazioni del bond in rupia
Il rischio di credito dell’obbligazione è teoricamente molto basso, anzi sostanzialmente nullo. L’emittente gode della tripla A assegnata da tutte le principali agenzie di rating. Si tratta di un organismo sovranazionale garantito dagli stati europei. In questo caso, però, il bond in rupia comporta l’assunzione di un rischio di cambio, essendo per l’appunto denominato nella valuta emergente.
Dall’avvio delle negoziazioni sul mercato secondario, tuttavia, il cambio avrebbe giocato a favore dell’obbligazionista, essendosi la rupia indiana rafforzatasi del 4,6% contro l’euro. Nello stesso periodo, la quotazione del bond in rupia è scesa del 3,5%, per cui al momento il saldo resta positivo per i possessori. Oltretutto, chi lo rivendesse oggi avrebbe diritto a incassare il rateo della cedola, qualcosa come l’1,5% in rapporto al capitale effettivamente investito a inizio anno.
Rischio cambio alla luce della stretta sui tassi
Non è facile in questa fase trovare obbligazioni che abbiano retto all’onda d’urto fortissima del sell-off di questi mesi. Chiaramente, nessuno ci garantisce che il bond in rupia regga anche nel prossimo futuro. Chi lo volesse detenere fino alla scadenza, ad esempio, farebbe i conti con la volatilità del cambio. Da un anno a questa parte, l’euro perde terreno contro le principali valute e persino contro la rupia indiana.
A giugno, la Reserve Bank of India dovrebbe alzare i tassi d’interesse per tenere l’inflazione sotto controllo. In teoria, ciò consentirebbe al cambio di stabilizzarsi anche nel caso in cui la BCE segnalasse di volere a sua volta avviare la stretta monetaria già quest’estate. In teoria, affinché il bond in rupia resti conveniente rispetto a un BTp di pari durata, il cambio indiano non dovrebbe deprezzarsi di oltre il 5,2% medio all’anno. Nell’ultimo quinquennio, si è indebolito in media del 2,5% ogni anno contro l’euro; nell’ultimo decennio, dell’1,4%. Questi numeri lasciano sperare.