Triplo no sul fronte pensioni militari e forze dell’ordine. Il DL 4/2019 non prevede per queste categorie di lavoratori pubblici l’uscita quota 100. Il comparto difesa quindi non potrà avere accesso alla pensione con 62 anni di età e 38 di contributi. Tra le eccezioni espressamente previste nel decretone infatti ci sono proprio il personale appartenente alle Forze armate, il personale delle Forze di Polizia e di Polizia penitenziaria, il personale operativo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco ed il personale della Guardia di finanza.
Ma c’è dell’altro. Il decreto non ha riconosciuto alle pensioni militari neppure il blocco dell’adeguamento all’aspettativa di vita per le pensioni raggiunte con gli anni di contributi e indipendentemente dall’età anagrafica. E questo stupisce di più. Resta quindi lo scatto di 5 mesi. A conti fatti in questo il personale in divisa rischia di dover ottenere un montante contributivo addirittura superiore rispetto a chi beneficia della sospensione dell’adeguamento all’ADV.
Negato pure l’anticipo del TFS. Ricordiamo che l’articolo 23 del DL 4/2019 ha introdotto la possibilità per la generalità dei dipendenti pubblici di richiedere un prestito del trattamento di fine servizio fino ad massimo di 30 mila euro tramite banca. Tuttavia questa misura trova applicazione solamente nei confronti delle categorie di lavoratori cui il diritto al TFS sarebbe maturato a seguito del raggiungimento dei requisiti di accesso al sistema pensionistico secondo quanto previsto dalla Legge Fornero. Visto che il comparto difesa e sicurezza ha mantenuto requisiti pensionistici diversi dalla Legge Fornero, diviene impossibile per loro conseguire l’anticipo del TFS al momento della cessazione del rapporto di lavoro.