Una vera e propria riforma pensioni non è ancora stata fatta. Tutto rinviato a un tavolo di discussioni coi sindacati che dovrebbe aprire nuovi scenari a partire dal 2023 per le uscite anticipate.
Si certo, per ora, è rimasta la possibilità di andare in pensione con strumenti che già c’erano nel 2021, dopo la fine di quota 100. Ape Sociale e Opzione Donna ai quali si è aggiunta anche quota 102, ma solo fino a fine anno.
Quota 102, Ape Scoiale e Opzione Donna
Quota 102 è una misura che si inserisce a metà strada fra quota 100 (terminata) e le pensioni ordinarie.
A parte quota 102, riservata a poche migliaia di lavoratori, restano ancora validi i canali di uscita con Ape Sociale che prevede il pensionamento a 64 anni dei lavoratori che versano in particolari situazioni di disagio.
L’anticipo pensionistico è rivolto da quest’anno anche a una più vasta platea di lavoratori gravosi per i quali la legge di bilancio ha esteso l’applicazione di Ape Sociale.
Resta confermata anche Opzione Donna che permette alla lavoratrici di andare in pensione a 58-59 anni con 35 anni di contributi versati. Soluzione riservata solo al gentil sesso e comunque penalizzante per il calcolo della pensione.
La riforma pensioni 2022
Posto quindi che le uniche certezze per le pensioni 2022 sono la fine di quota 100 e l’arrivo di quota 102 (oltre al rinnovo di Opzione Donna e Ape Sociale), cosa potrebbe cambiare dal 2023?
Il tavolo negoziale governo-sindacati per approntare la prossima riforma pensioni dovrà vagliare tutte le ipotesi per evitare il ritorno alle regole Fornero che prevedono il pensionamento a 67 anni (fino al 2024) o con 41-42 anni e 10 mesi di contributi indipendentemente dall’età (fino al 2026).
Le idee non mancano, ma come ha fatto sapere il governo Draghi, la coperta è stretta e ogni riforma dovrà essere sostenibile finanziariamente.