Quota 102 e Ape Social sono solo i primi due passi: quali le prossime mosse della riforma pensioni 2022?

Restano molte incertezze per le pensioni anticipate future. Al momento ci sono solo Quota 102 e Ape Sociale.
3 anni fa
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Una vera e propria riforma pensioni non è ancora stata fatta. Tutto rinviato a un tavolo di discussioni coi sindacati che dovrebbe aprire nuovi scenari a partire dal 2023 per le uscite anticipate.

Si certo, per ora, è rimasta la possibilità di andare in pensione con strumenti che già c’erano nel 2021, dopo la fine di quota 100.  Ape Sociale e Opzione Donna ai quali si è aggiunta anche quota 102, ma solo fino a fine anno.

Quota 102, Ape Scoiale e Opzione Donna

Quota 102 è una misura che si inserisce a metà strada fra quota 100 (terminata) e le pensioni ordinarie.

Si accede a 64 anni di età con almeno 38 di contributi versati, ma dura solo 12 mesi.  Poi dal 2023 si tornerà ai requisiti Fornero.

A parte quota 102, riservata a poche migliaia di lavoratori, restano ancora validi i canali di uscita con Ape Sociale che prevede il pensionamento a 64 anni dei lavoratori che versano in particolari situazioni di disagio.

L’anticipo pensionistico è rivolto da quest’anno anche a una più vasta platea di lavoratori gravosi per i quali la legge di bilancio ha esteso l’applicazione di Ape Sociale.

Resta confermata anche Opzione Donna che permette alla lavoratrici di andare in pensione a 58-59 anni con 35 anni di contributi versati. Soluzione riservata solo al gentil sesso e comunque penalizzante per il calcolo della pensione.

La riforma pensioni 2022

Posto quindi che le uniche certezze per le pensioni 2022 sono la fine di quota 100 e l’arrivo di quota 102 (oltre al rinnovo di Opzione Donna e Ape Sociale), cosa potrebbe cambiare dal 2023?

Il tavolo negoziale governo-sindacati per approntare la prossima riforma pensioni dovrà vagliare tutte le ipotesi per evitare il ritorno alle regole Fornero che prevedono il pensionamento a 67 anni (fino al 2024) o con 41-42 anni e 10 mesi di contributi indipendentemente dall’età (fino al 2026).

Le idee non mancano, ma come ha fatto sapere il governo Draghi, la coperta è stretta e ogni riforma dovrà essere sostenibile finanziariamente.

L’esecutivo vorrebbe così anticipare l’entrata a regime del sistema contributivo puro per tutti, previsto per il 2035. Consentendo allo stesso tempo l’uscita anticipata dal lavoro anche a 62 anni con penalizzazione.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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