Quota 102 volge al tramonto e al suo poso subentra Quota 103. Un altro step temporaneo per evitare lo scalone con le regole Fornero dal prossimo anno. Si potrà, in sintesi,andare in pensione a 62 anni di età, ma con almeno 41 di contributi.
Si aumenta quindi il requisito contributivo e si accorcia l’età rispetto a Quota 102. In aggiunta saranno prorogate Opzione Donna e Ape Sociale. La riforma pensioni per il 2023 è così servita in attesa che si faccia una riforma strutturale, più equa e giusta, come chiedono da anni i lavoratori.
Quota 103 e flessibilità
Quota 103 – secondo i tecnici che avevano studiato la riforma pensioni lo scorso anno – rappresenterebbe quindi il gradino successivo a Quota 102 che scade a fine dicembre 2022. Pertanto, si opterà molto probabilmente (la riforma deve ancora essere approvata dal Parlamento) per una combinazione rigida di requisiti che prevede l’uscita con almeno 41 anni di contributi e 62 di età. Ma solo in misura sperimentale e temporanea, fino a fine 2023. Poi si vedrà.
Tuttavia, già affiorano le prime critiche perché con questa rigida combinazione di requisiti non saranno in molti a poter beneficiare di Quota 103 come via d’uscita anticipata. Sono infatti poche migliaia i lavoratori che l’anno prossimo potranno contare su 41 anni di contributi e 62 di età. Molti sono già usciti quest’anno con Quota 41 riservata ai lavoratori precoci.
Nel frattempo sarà prorogata ancora Opzione Donna (in pensione a 58-59 anni) e Ape Sociale che prevede l’anticipo pensionistico con uscita a 63 anni di età. E si accontenta la Lega che preme da tempo per una riforma delle pensioni con uscita dal lavoro secca con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età.
Riforma pensioni dal 2024
Quota 103, come detto è solo per 12 mesi. Nelle intenzioni del governo Meloni, per una vera e propria riforma pensioni bisognerà quindi attendere il 2024. Il tempo a disposizione del nuovo esecutivo e le esigenze di bilancio non consentono, infatti, di stravolgere l’assetto pensionistico attuale in tempi stretti.
L’emergenza inflazione e la necessità di assicurare le giuste rivalutazioni delle pensioni in pagamento dal prossimo anno (+7,3%) assorbiranno molte risorse finanziarie disponibili. Inutile, quindi, farsi illusioni sulla possibilità di concedere più di quanto realmente possibile con la prossima legge di bilancio.
Quota 103 potrebbe, però, diventare un punto di partenza dal 2024 e fino all’entrata a regime per tutti del sistema di calcolo contributivo delle pensioni. Quindi, nel rispetto della flessibilità tanto invocata dall’Inps, si potrebbe arrivare a una combinazione di requisiti che porteranno gradualmente a un numero più alto di pensionamenti.