Quota 103, uscita dalla porta della Manovra finanziaria per lasciare spazio a Quota 104, rientra dalla finestra. Ma con una nuova veste decisamente più penalizzante rispetto alle regole attuali. Del resto sulle pensioni anticipate il governo ha promesso battaglia e da Bruxelles non ne vogliono più sentir parlare. Salvo rare eccezioni.
L’Italia, del resto, dopo la riforma Fornero del 2012, è riuscita a mandare in pensione i lavoratori a un’età media più bassa di quella della Ue: 62 anni e 8 mesi. Fra una deroga e l’altra, con i requisiti di vecchiaia negli ultimi 10 anni ci sono andati in pochi.
Quota 103 non sarà conveniente nel 2024
Dal prossimo anno si potrà ancora andare in pensione con 41 anni di contributi e 62 di età. Ma a condizione che il lavoratore accetti il ricalcolo interamente contributivo della rendita. Come avviene per Opzione Donna. Il che presuppone una penalizzazione che può arrivare anche al 15-16% dell’assegno rispetto al calcolo retributivo e contributivo (misto).
Più nel dettaglio, gli anni di contributi versati prima del 1996 andranno migrati nel sistema di calcolo contributivo con la pensione che sarà liquidata unicamente con questo sistema, più penalizzante. Con 41 anni di contribuzione, circa un terzo del montante andrebbe spostato da un regime all’altro con conseguente taglio dell’assegno.
Non solo. La finestra di uscita si allungherà a 6 mesi per i lavoratori privati e 9 mesi per quelli pubblici. Quindi tempi di attesa più lunghi. Ma anche l’importo dell’assegno troverà un limite in 4 volte l’importo del trattamento minimo, circa 2.250 euro al mese, contro i 2.840 di oggi, fino a 67 anni di età. Il che scoraggerà molti lavoratori a rinunciare.
Fine delle pensioni anticipate con la nuova Quota 103
Con questa mossa il governo mette una parola quasi definitiva alle pensioni anticipate.
Questo comporta che il lavoratore debba restare al lavoro qualche mese in più per chi matura entrambi i requisiti nel 2024. Ma allo stesso tempo sarà anche possibile sfruttare l’incentivo economico offerto dal governo (ex bonus Maroni) che riconosce una maggiorazione sullo stipendio per la quota contributiva del lavoratore (9,19%) destinata all’Inps.
Ad accompagnare il restyling di Quota 103 ci sarà anche la riforma di Ape Sociale e Opzione Donna. Le lavoratrici che intendono uscire con Opzione Donna dovranno mettere in conto un anno in più di lavoro. Non basteranno più 60 anni di età, ma ne serviranno 61 con i dovuti sconti sul requisito anagrafico (fino a 2 anni) in presenza di figli. Anche Ape Sociale subirà un innalzamento dell’età pensionabile che passerà da 63 anni a 63 anni e 5 mesi per tutti.
Poco spazio per i cambiamenti
Al momento il disegno di legge è stato depositato in Senato per la definitiva approvazione del Parlamento. A meno di qualche stravolgimento dell’ultima ora, l’impalcatura delle pensioni anticipate, di cui Quota 103 rappresenta l’architrave, dovrebbe essere questa.
I partiti di maggioranza del governo si sono impegnati a non presentare emendamenti per velocizzare l’iter legislativo. E’ quindi quasi scontato che dal 2024 per andare in pensione prima bisognerà mettere in conto qualche sacrificio in più.
Riassumendo…
- Quota 103 resta anche per il 2024, ma non sarà più conveniente.
- La pensione sarà ricalcolata col solo metodo contributivo e ne deriverà un taglio fino al 15%.
- Limite massimo in pagamento abbassato a 2.250 fino ai requisiti di vecchiaia.