Quota 103 sta per vedere la luce e durerà un anno. Si potrà andare in pensione con almeno 62 anni di età e 41 di contributi. Una combinazione rigida che non accontenterà molti lavoratori, anzi si stima che saranno 48 mila. Ma secondo i sindacati è già tanto se si arriverà a metà.
Ci si chiede quindi a che scopo introdurre una mini riforma previdenziale che servirà a poco o nulla. Sembra la replica di Quota 102 lo scorso anno, ma con la differenza che servivano 64 anni di età e 38 di contributi.
Quota 103, una pensione su misura per pochi
In realtà –dicono gli esperti – Quota 103 serve a prendere tempo, non a risolvere il problema delle pensioni. Così facendo non si evita lo scalone con le regole Fornero, se non per pochi lavoratori. Precisamente per chi ha iniziato a lavorare prima del 1982 ed è nato fra il 1959 e il 1961. Chi è nato nel 1958 o prima ha già potuto beneficiare di Quota 100 e Quota 102.
Ma, come abbiamo già spiegato, Quota 103 era già nei piani del precedente governo Draghi. Nulla di nuovo o sorprendente adesso. Si sapeva già. La crisi economica e le priorità sopraggiunte con l’esplosione dell’inflazione hanno poi ristretto gli spazi di manovra per una riforma più ampia delle pensioni in Italia.
Di fatto, per il 2023, saranno nuovamente prorogate le deroghe previste con Opzione Donna e Ape Sociale. Quindi poco o nulla cambia con Quota 103 (rispetto a Quota 102). Solo si darà la possibilità a chi non è potuto uscire in anticipo per un mese, una settimana o anche solo un giorno, di farlo ora a 62 anni.
Pensioni più basse se si esce a 62 anni
C’è poi il nodo risorse. Si stima che servirà 1 miliardo di euro per finanziare Quota 103. Ma questo solo nella migliore delle ipotesi, cioè che tutti gli aventi diritto accettino di andare in pensione con 41 anni di contributi.
Perché diciamo questo? Perché in passato non si è mai arrivati a un pieno utilizzo delle quote. Da Quota 100 a Quota 102, i reali pensionamenti sono sempre stati meno di quelli previsti. Essenzialmente per una questione di convenienza. E Quota 103 non sarà da meno.
Andare in pensione a 62 anni sarà penalizzante rispetto ai 64 anni di Quota 102, ad esempio. Perché il coefficiente di trasformazione che è applicato al montante contributivo sarà più basso. Il Cosa che vale per la parte contributiva dei versamenti, che sarà preponderante. E quindi anche l’importo della pensione risulterà inferiore.
Vero che il montante contributivo sarà più alto rispetto a quanto previsto da Quota 102, ma la differenza di soli tre anni non compenserà mai la perdita di valore della rendita andando in pensione a 62 anziché a 64. Insomma, con Quota 103, le pensioni saranno più basse.