Pensioni anticipate nel 2025: beffa per i nati nel 1963

Quota 103 prorogata al 2025 con penalizzazioni per i nati nel 1963 dovute ai nuovi coefficienti di trasformazione
11 ore fa
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Ecco come va in pensione chi è nato nel 1963 e perché ci sono diverse vie da poter sfruttare per la pensione anticipata.
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La Legge di bilancio 2025 (L.n°207/2024) ha prorogato quota 103 andando incontro ai futuri pensionati nati nel 1963.

La proroga si applica specificamente ai lavoratori che maturano i requisiti per Quota 103 durante il 2025. Tali requisiti consistono nel raggiungimento di almeno 62 anni di età e 41 anni di contribuzione.

Tuttavia, chi andrà in pensione con quota 103 nel 2025 subirà una doppia beffa.

E’ vero che  la proroga di Quota 103 risponde alla necessità di offrire maggiore flessibilità ai lavoratori che, in alcuni casi, non sono più in grado di sostenere i ritmi del mercato del lavoro.

Tuttavia però il calcolo contributivo e la revisione al ribasso dei coefficienti di trasformazione rischiano di trasformare questa opportunità in una trappola finanziaria. Soprattutto per coloro che non valutano attentamente le conseguenze a lungo termine.

Il problema dei coefficienti di trasformazione è un tema strutturale. La loro riduzione è inevitabile in un contesto di invecchiamento della popolazione, ma dovrebbe essere accompagnata da misure compensative per tutelare i lavoratori che subiscono le conseguenze di aggiornamenti normativi sfavorevoli.

Vediamo chi nello specifico subirà le maggiori conseguenze negative nel 2025 se deciderà di sfruttare quota 103.

Quota 103

Quota 103 è stata introdotta come una misura temporanea per consentire ai lavoratori di uscire dal mercato del lavoro con maggiore flessibilità rispetto alle regole standard. La Legge di bilancio 2025 ha prorogato la misura. Andando incontro ai futuri pensionati nati nel 1963

Per accedere a questa forma di pensione anticipata, i requisiti sono due:

  • 62 anni di età;
  • 41 anni di contributi versati.

Tuttavia, questa opzione prevede alcune penalizzazioni.

In primis, l’assegno pensionistico viene calcolato interamente con il metodo contributivo, una modalità che tiene conto esclusivamente dei contributi effettivamente accantonati durante la vita lavorativa. Questo calcolo, di per sé meno generoso rispetto al metodo retributivo (che si basa sugli ultimi stipendi), è ulteriormente penalizzato da un elemento cruciale: i coefficienti di trasformazione.

Poi c’è anche la questione “finestre mobili” ossia: il tempo che passa tra la maturazione dei requisiti per la pensione e l’effettiva percezione dell’assegno.

Per quota 103 è disposto che :

per i lavoratori dipendenti del settore privato da datori di lavoro e i lavoratori autonomi, la pensione decorre trascorsi sette mesi dalla maturazione dei requisiti, mentre per i lavoratori delle Pubbliche Amministrazioni, ( art. 1, c. 2, del D.Lgs. 165/2001 ), la decorrenza scatta trascorsi nove mesi dopo la data di maturazione dei requisiti.

Per non parlare poi del fatto che la pensione liquidata con Quota 103 è al massimo pari a 5 volte il trattamento minimo. Considerando il valore aggiornato nel 2025, pari a 603,39 euro,  in ogni caso l’importo non può superare i 3.016,95 euro lordi.

I coefficienti di trasformazioni. Come impattano sulla pensione?

Tra le penalizzazioni per chi va in pensione con quota 103 abbiamo fatto riferimento all’applicazione dei c.d. coefficienti di trasformazione.

I coefficienti di trasformazione rappresentano il meccanismo che converte il montante contributivo accumulato nel corso della carriera lavorativa in un assegno pensionistico annuo.

La loro funzione è legata alla speranza di vita: più aumenta l’aspettativa di vita della popolazione, più i coefficienti sono ridotti per garantire la sostenibilità del sistema previdenziale.

Questi coefficienti sono aggiornati periodicamente dall’INPS.

Per il biennio 2025-2026, è prevista una revisione al ribasso che avrà un impatto significativo sugli importi delle pensioni calcolate con il metodo contributivo.

Per esempio, un lavoratore che va in pensione con Quota 103 nel 2025 vedrà applicati coefficienti inferiori rispetto a quelli utilizzati per i pensionati del 2023 o del 2024. Questo si traduce in una riduzione effettiva dell’assegno mensile, anche a parità di contributi accumulati.

Pensioni anticipate nel 2025: beffa per i nati nel 1963

I lavoratori che nel 2025 andranno in pensione a 62 anni subiranno una doppia penalizzazione.

Da un lato, optare per Quota 103 significa accettare il calcolo contributivo, rinunciando di fatto a qualsiasi vantaggio legato a formule retributive miste.

Dall’altro, i nuovi coefficienti di trasformazione più bassi ridurranno ulteriormente l’importo della pensione.

Un esempio pratico aiuta a chiarire la portata del problema: un lavoratore con un montante contributivo di 300.000 euro potrebbe ricevere, con i coefficienti attuali, un assegno annuo di circa 14.645 euro. Con i coefficienti previsti per il biennio 2025-2026, l’assegno potrebbe scendere a circa 14.385 euro, comportando una perdita di più di 260 euro all’anno.

Su una pensione che potrebbe durare oltre vent’anni, la riduzione complessiva diventa considerevole.

Quota 103 nel 2025. Quale strategia adottare?

In tale contesto piuttosto penalizzante, il lavoratore deve essere in grado di analizzare tutte le variabili prima di optare per quota 103.

Un approccio prudenziale dovrebbe portare il futuro pensionato a:

  • valutare l’impatto delle opzioni disponibili: prima di scegliere Quota 103, è importante considerare altre alternative di pensionamento anticipato, come l’APE Sociale o l’Opzione Donna, che potrebbero offrire condizioni più favorevoli a seconda delle situazioni individuali;
  • analizzare le proprie esigenze finanziarie: rinunciare a una parte del reddito mensile in cambio di un pensionamento anticipato può essere una scelta accettabile solo se compatibile con le necessità economiche della famiglia;
  • consultare esperti previdenziali: rivolgersi a un consulente del lavoro o a un patronato può aiutare a simulare l’importo dell’assegno pensionistico e valutare l’impatto dei nuovi coefficienti sul proprio montante contributivo;
  • considerare il prolungamento dell’attività lavorativa: in alcuni casi, restare al lavoro per uno o due anni in più può consentire di beneficiare di coefficienti più favorevoli o di accumulare ulteriori contributi, migliorando così l’assegno finale.

Non sarebbe sbagliato valutare l’ipotesi Bonus Maroni 2025.

Riassumendo…

  • Estensione di Quota 103: il comma 174 prevede una proroga temporanea per l’accesso al trattamento pensionistico anticipato noto come Quota 103.
  • Alternativa ad altre opzioni: quota 103 si configura come una possibilità aggiuntiva rispetto alle altre modalità di pensionamento anticipato.
  • Requisiti principali: per accedere a Quota 103, i lavoratori devono avere almeno 62 anni di età e 41 anni di contribuzione.
  • Validità limitata al 2025: l’estensione riguarda esclusivamente coloro che maturano i requisiti necessari nel corso dell’anno 2025.
  • Penalizzazione per i nati nel 1963: i lavoratori nati nel 1963, che raggiungono i 62 anni nel 2025, subiscono una penalizzazione sull’assegno pensionistico a causa del calcolo contributivo e dell’applicazione dei nuovi coefficienti di trasformazione, rivisti al ribasso per il biennio 2025-2026.

Andrea Amantea

Giornalista pubblicista iscritto all’ordine regionale della Calabria, in InvestireOggi da giugno 2020 in qualità di redattore specializzato, scrive per la sezione Fisco affrontando tutte le questioni inerenti i vari aspetti della materia. Ha superato con successo l'esame di abilitazione alla professione di Dottore Commercialista, si occupa oramai da diversi anni, quotidianamente, per conto di diverse riviste specializzate, di casi pratici e approfondimenti su tematiche fiscali quali fatturazione, agevolazioni, dichiarazioni, accertamento e riscossione nonché di principi giurisprudenziali espressi in ambito di imposte e tributi.

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