“Quando una porta si chiude, un’altra porta si apre; ma tante volte guardiamo così a lungo quella chiusa, che non vediamo quell’altra che si è appena aperta per noi“, affermava Alexander Graham Bell. Ne è un chiaro esempio il mondo del lavoro che occupa buona parte della nostra vita, tanto da non vedere spesso l’ora di lasciare e staccare finalmente la spina dai vari impegni quotidiani.
Chiudere la porta del lavoro per aprire quella della pensione, però, non è sempre così semplice.
Quota 103 e Quota 41: le differenze
I requisiti per andare in pensione finiscono spesso al centro delle polemiche perché considerati stringenti. Lo sa bene il Governo Meloni che nel corso della legislatura intende apportare delle modifiche al sistema pensionistico italiano. Ogni tipo di decisione in merito alla riforma delle pensioni vera e propria, in realtà, è rimandata al prossimo anno.
Intanto, grazie alla Legge di Bilancio 2023 sono state introdotte alcune novità per permettere a diversi lavoratori di uscire anticipatamente dal mondo del lavoro. In particolare diversi lavoratori potranno usufruire di Quota 103. Quest’ultima è come una sorta di Quota 41 rivisitata e corretta. Ma quali sono le differenze tra queste due misure?
Ebbene, grazie a Quota 103 si potrà uscire dal mondo del lavoro a patto di aver maturato almeno 41 anni di contributi e 62 anni di età. Grazie a Quota 41, invece, è possibile andare in pensione, sempre una volta maturati 41 anni di contributi, a prescindere dall’età. In quest’ultimo caso a patto di essere lavoratori precoci appartenenti a una delle seguenti categorie, ovvero: disoccupato, invalido, caregiver, gravoso o usurante.
Chi ha i requisiti per entrambe le misure può scegliere come andare in pensione?
Una volta viste le principali differenze tra le due misure, è bene sapere che l‘una non esclude l’altra.