Quota 41 per tutti è la misura che più di altre oggi alla possibilità di essere inserita nel sistema previdenziale italiano. Se ne parla continuamente di questa misura. Una nuova quota 41 come questa consentirebbe ai lavoratori di poter lasciare il lavoro una volta maturata questa carriera contributiva. Ma la misura di cui si parla oggi non è una misura aperta a tutti i lavoratori: non è come la tanto agognata quota 41 per tutti. Infatti è una misura che prevede determinati requisiti, tra i quali anche quello anagrafico.
Requisito inizialmente non previsto per una misura che si prefigge di diventare alternativa alla pensione anticipata ordinaria con 42 anni e 10 mesi di contributi. Al momento solo voci, ma che stanno generando molta attesa nei lavoratori, che chiedono spiegazioni circa l’eventuale novità.
“Buonasera gentile redazione, mi chiamo Angelica e sono dipendente di un’azienda commerciale. Ho una carriera ormai lunga 41 anni. Infatti a marzo 2021 ho completato 41 anni di carriera sempre nella stessa azienda. Però non ho un anno di contributi prima dei 19 anni di età e quindi non rientro nei precoci per la quota 41 di oggi. Premetto che ho 64 anni di età. Ho sentito parlare di questa nuova versione di quota 41 dal 2023. E ho anche capito che non sarà una quota 41 per tutti, ma deve essere centrata una determinata età. Mi chiedo se, in base ai miei requisiti, potrò rientrarvi per poter uscire già nel 2023 dal lavoro”
La quota 41 con limite di età, perché questa scelta sulle pensioni?
Imporre limiti all’ipotetica quota 41 per tutti. Questo ciò che il governo sta valutando prima di varare la nuova misura. Perché la quota 41 per tutti è troppo costosa per le casse dello Stato e anche soggetti che l’avevano proposta, come la Lega di
Matteo Salvini, adesso sembra che abbiano fatto un passo indietro, accettando l’inserimento di un’età minima per poter lasciare il lavoro.
In pratica, una volta inserita la misura del sistema previdenziale, sempre se questo accadrà, potrebbero accedere alla misura i lavoratori che hanno completato almeno 41 anni di contributi versati e hanno almeno 61 anni di età. Molti lavoratori però potrebbero trovare non conveniente questa misura così come viene proposta oggi. A tal punto che potrebbero fare un passo indietro, scegliendo di restare in servizio per quegli altri, spesso pochi, mesi che mancano alla pensioni ordinaria.
La quota 41 per gli over 60, come sarà?
E assai probabile ormai che nel 2023 si passerà da una quota 41 per i precoci, limitata a determinate categorie di lavoratori, a una quota 41 aperta a tutti ma solo al raggiungimento di una determinata età anagrafica. Tale età potrebbe essere quella dei 61 anni, che consentirebbe il varo di una quota 41 simile a una quota 102. In alternativa, si potrebbe fissare l’età a 62 anni come richiesto anche dai sindacati, finendo con il varare una misura che somiglia a una quota 103. Quindi la quota 41 che il governo Meloni potrebbe varare non è quella “quota 41 per tutti” che molti lavoratori auspicavano come superamento dei requisiti della pensione anticipata in regime Fornero. La nostra lettrice avendo già 64 anni di età, e avendo completato anche i 41 anni di contributi versati, ha pieno diritto a sfruttare una misura del genere se verrà varata. Ma come vedremo per lei sarebbe una misura inutile, perché uscirebbe dal lavoro a prescindere dalla novità.
Tutti i dubbi della nuova misura a 61 anni di età
Essendo una misura piuttosto limitativa come contribuzione e come età, taglierebbe fuori molti contribuenti da questa possibilità. Parliamo di chi avrà nel 2023, 60 anni di età. Questi sono i lavoratori che devono attendere ancora un anno per poter accedere alla pensione con
quota 41 nonostante hanno maturato la soglia contributiva. E se i 60 anni riguardano una lavoratrice donna, è evidente come la misura sia inutile per lei.
Infatti trovandosi nel 2023 con 60 anni di età e con 41 anni di contributi versati, anche con la quota 41 dovrebbe attendere il 2024 per pensionarsi. E a quel punto sarebbe il caso di lasciare perdere novità e misure alternative. Infatti, potrebbe godere comunque della
pensione anticipata che per le donne resta fruibile con un anno in meno di contributi rispetto agli uomini. Cioè con 41 anni e 10 mesi di contributi e non con 42 anni 10 mesi. Ed è un caso simile a quello che riguarda la nostra lettrice. Infatti lei a marzo scorso ha compiuto 64 anni di età e probabilmente sempre a marzo o giù di lì, ha completato anche 41 anni di contributi versati.
Nessun miglioramento per chi ha già le anticipate ordinarie vicine
Chi si trova nelle condizioni della nostra lettrice quindi farebbe bene a lasciar perdere queste ipotesi di pensionamento anticipato in deroga che il nuovo governo dovrebbe finire col varare. Questo perché si tratta di una platea che è ormai prossima alla pensione anticipata ordinaria. Per esempio, il caso della nostra lettrice è ideale per capire il meccanismo. Ammettendo per assurdo che la nostra lettrice lo stesso giorno in cui ha compiuto 64 anni di età ha completato anche 41 anni di contributi versati, cioè a marzo 2022, dovrebbe riuscire a completare 41 e 10 mesi di contributi versati a gennaio 2023. E godrebbe di una pensione a prescindere da tutto grazie alla
misura di pensionamento anticipato ordinario.