Massima attenzione alla Quota 41 che è sostanzialmente bloccata dallo spread. Ovverosia, dall’aumento del differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi. Al punto che per la misura potrebbero anche bastare 20 anni di contributi previdenziali versati. Ma potrebbe essere fissata non solo un’età minima, ma anche una penalizzazione sull’assegno INPS-
In particolare, la Quota 41 sebbene sia bloccata dallo spread, sarebbe la misura di pensionamento per il 2023. O quantomeno è una delle misure in ballo per andare in pensione dopo 20 anni di contributi prima dei 67 anni.
Quota 41 bloccata dallo spread, basteranno 20 anni di contributi ma con un’età minima e una penalizzazione
Inoltre, stando alle attese, questa non sarebbe la misura caldeggiata dai Sindacati. Ovverosia, quella di potersi ritirare dal lavoro, invece, a qualsiasi età. Con il solo vincolo dei 41 anni di contributi previdenziali versati.
In più, il problema per la riforma delle previdenza pubblica non è solo quello della Quota 41 bloccata dallo spread. Visto che è da oltre tre mesi che il Governo italiano, proprio sulla riforma pensioni dal 2023, non convoca i Sindacati di Cgil, Cisl e Uil.
Quali misure di pensionamento anticipato dal 2023 per i lavoratori?
Dalle Quota 41 bloccata dallo spread alle altre misure sul tavolo, infatti, al momento tutto tace. Con l’unica certezza per i lavoratori e per i pensionati, nelle prossime settimane, che è rappresentata solo dal bonus 200 euro recentemente istituito dall’Esecutivo con il nuovo Decreto aiuti.
D’altronde ad oggi non solo per la Quota 41, sebbene bloccata dallo spread, ma anche per le altre misure come la pensione di garanzia per i giovani lavoratori, non c’è nemmeno una bozza di riforma. E lo stesso dicasi pure per i propositi, da parte del Governo italiano, di rilanciare la previdenza complementare e di istituire bonus contributivi per le mamme.