Matteo Salvini non molla su Quota 41. Nonostante gli ammonimenti da parte dell’Inps sulla tenuta dei conti pubblici riguardo la spesa pensioni, il leader della Lega tira dritto.
Per Salvini è lavorare più di 41 anni non è ammissibile. Quota 41 deve essere considerata una soglia limite oltre la quale un lavoratore deve poter maturare il diritto alla pensione indipendentemente dall’età. Come avviene per i lavoratori precoci.
Quota 41, il progetto della Lega va avanti
Quota 41 per tutti (in pensione con 41 anni di contributi) non è la soluzione per riformare il sistema pensionistico, ma è il massimo che si può ottenere in questo momento per evitare il ritorno della Fornero.
“ll primo gennaio dell’anno prossimo, se il Parlamento non fa niente, torna in vigore la maledetta Legge Fornero. Maledetta la Legge, non la Fornero che significherebbe cinque anni in più di lavoro”.
Mandare tutti in pensione con 41 anni di contributi costerebbe allo Stato 18 miliardi di euro fino al 2025. Se poi la misura sarà accompagnata dalla proroga di Ape Sociale e Opzione Donna, il conto è destinato a salire. Difficile, ma non impossibile, inserire Quota 41 nella legge di bilancio 2023.
Riforma pensioni o slogan elettorale per la Lega?
Quota 41 – dicono gli esperti di previdenza – rischia però di restare un mero slogan elettorale per recuperare consensi. Soprattutto dopo la certificazione da parte dell’Inps del flop di Quota 100, voluto dalla Lega nel 2018.
Oltretutto andare in pensione con 41 anni di contributi versati indipendentemente dall’età non produrrebbe particolari vantaggi sociali ed economici. Oggi si può uscire dal lavoro poco più tardi, con 42 anni e 10 mesi (41 e 10 mesi per le donne), come previsto dalle regole Fornero. Quota 41, quindi, anticiperebbe di poco l’uscita.
Insomma, secondo gli esperti, il costo da sostenere per concedere l’uscita anticipata di 1-2 anni dal lavoro sarebbe troppo elevato e non produrrebbe quegli effetti sperati sull’occupazione.
Niente è impossibile, però. Anche perché a spingere verso Quota 41 non è solo la Lega, ma anche i sindacati. Ovviamente adesso che siamo in campagna elettorale la loro voce non si riesce a sentire, ma fino a pochi mesi fa erano tutti d’accordo per una soluzione che anticipasse di poco la pensione dei lavoratori.