Quota 41 ibrida nel 2023, poi versione secca dal 2024: il dado della riforma pensioni è (quasi) tratto

Nella prossima manovra potrebbe essere introdotta quota 41 attraverso la revisione dei requisiti per accedere a quota 102
2 anni fa
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quota 41

La riforma strutturale delle pensioni si farà. Non c’è tempo per approvare misure radicali già nella prossima legge di bilancio rispetto alla cui tabella di marcia il Governo è in forte ritardo. Tuttavia, già nella prossima manovra potrebbe essere introdotta quota 41 attraverso la revisione dei requisiti per accedere a quota 102. Poi, dal 2023 inizierà il confronto con i sindacati partendo da un’idea base che è quella di arrivare a quota 41 secca ossia svincolata da qualsiasi requisito anagrafico. Rileverà solo il monte contributivo.

Dunque, per ora il Governo lavora a quota 41 passando per quota 102.

Vediamo quelle che potrebbero essere le prospettive di cambiamento del sistema pensioni sia nel breve che nel medio termine.

Quote 41. La base di partenza è quota 102

Il punto di partenza che poi porterà alla riforma delle pensioni sarà fissato già nella prossima legge di bilancio. In particolare, intervenendo sui requisiti previsti per il canale di pensionamento anticipato quota 102, il Governo introdurrà una quota 41 che potremmo definire ibrida; proprio perché alla base si parte dal meccanismo di quota 102.

In particolare, si abbasserebbe la quota anagrafica e si alzerebbe invece il monte contributivo a 41 anni. Nel complesso, si dovrebbe arrivare ad un’anzianità contributiva di 41 anni e un requisiti anagrafico di 61 anni/62.

Dal canto loro invece, i sindacati premono per un’uscita flessibile dal mondo del lavoro a 62 anni con un minimo contributivo pari a 20 anni, lo stesso di quello previsto per le pensioni di vecchiaia ordinarie. Tale possibilità potrebbe essere attuata anche prevedendo un taglio percentuale sull’assegno pensionistico rapportato agli anni di anticipo con i quali si va in pensione rispetto al requisito contributivo di 20 anni richiesto per la pensione di vecchiaia. L’obiettivo è quello di garantire la pensione con uscita da 62 anni in avanti.

Si punta a quota 41 senza requisiti anagrafici

Come detto in premessa, dal 2023 inizierà il confronto con i sindacati, partendo da un’idea base che è quella di arrivare a quota 41 secca ossia svincolata da qualsiasi requisito anagrafico.

L’esigenza  è sempre quella di superare la legge Fornero. Da qui, anche se gradualmente, si potrebbe arrivare a consentire il pensionamento anticipato a tutti, solo con un requisito contributivo di 41 anni. Senza tenere conto invece dell’età anagrafica.

Dunque, il Governo è al lavoro per cambiare le pensioni, le risorse non sono tantissime e a ogni modo, come più volte ribadito, la riforma si farà ma sempre nel rispetto della sostenibilità del sistema pensionistico.

Allo stesso tempo, il Governo studia misure ossia bonus in busta paga per chi decide di rinviare la pensione.

Andrea Amantea

Giornalista pubblicista iscritto all’ordine regionale della Calabria, in InvestireOggi da giugno 2020 in qualità di redattore specializzato, scrive per la sezione Fisco affrontando tutte le questioni inerenti i vari aspetti della materia. Ha superato con successo l'esame di abilitazione alla professione di Dottore Commercialista, si occupa oramai da diversi anni, quotidianamente, per conto di diverse riviste specializzate, di casi pratici e approfondimenti su tematiche fiscali quali fatturazione, agevolazioni, dichiarazioni, accertamento e riscossione nonché di principi giurisprudenziali espressi in ambito di imposte e tributi.

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