Il collocamento del BTp Italia 28 giugno 2030 (ISIN: IT0005497000) è avvenuto poche settimane fa. La quotazione sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana risale alla fine del mese scorso, cioè a due settimane fa. Dopo un avvio negativo – il prezzo era sceso sotto la pari – ieri il titolo si portava a 101, guadagnando l’1% rispetto al prezzo dell’emissione. A ciò corrispondeva un rendimento reale dell’1,46%. Sappiamo che il BTp Italia è un bond indicizzato all’inflazione italiana. Questo significa che sia la cedola che il capitale sono agganciati all’indice FOI ex tabacchi dell’ISTAT.
Il BTp aprile 2030 con cedola fissa offriva ieri poco più del 3%, qualcosa come l’1,55% sotto il BTp Italia 2030. Questo sarebbe il tasso d’inflazione medio annuo atteso dal mercato per i prossimi otto anni. Nei giorni immediatamente precedenti il collocamento, quando il Tesoro fissò la cedola minima reale in via provvisoria all’1,60%, il bond ordinario offriva un rendimento lordo del 3,50%. In quella fase, dunque, le aspettative d’inflazione si aggiravano in area 1,90%.
BTp Italia 2030, aspettative d’inflazione in calo
Sembra che il BTp Italia ci segnali un lieve “raffreddamento” delle aspettative d’inflazione nel nostro Paese. E ciò teoricamente risulterebbe assurdo, se pensiamo che a giugno l’indice dei prezzi sia cresciuto dell’8% annuo, mai così tanto dal 1986. Tuttavia, dal collocamento ad oggi le notizie che stanno arrivando dal fronte macro appaiono di giorno in giorno più negative per l’intera Eurozona. Aumenta il rischio di recessione economica, per cui i rendimenti sovrani hanno ripiegato un po’ dai massimi toccati a metà giugno. Il mercato è meno propenso al rischio da un lato e sconterebbe un possibile futuro calo dell’inflazione per via della crisi.
L’apprezzamento del BTp Italia 2030 non sarebbe conseguente, quindi, alle aumentate aspettative d’inflazione, come penseremmo d’istinto. Esso riflette in misura meno marcata un trend generale, tant’è che il BTp 2030 con cedola fissa ha guadagnato nelle ultime tre settimane il 3%. L’inflation forward swap a 5 anni per i successivi 5 anni, che misura l’inflazione attesa nell’Eurozona tra 5 anni per il quinquennio successivo, è scesa ieri sotto il 2% per la prima volta dal marzo scorso. Nell’inverno scorso era schizzata al 2,50%.
La veloce disinflazione inquieta i possessori del BTp Italia 2030, perché nel caso in cui l’indice dei prezzi scendesse sotto 109,72 in relazione alla prima data di pagamento della cedola, questa sarebbe erogata solamente nella misura minima reale fissata dal Tesoro, ossia all’1,60%.