Il credito d’imposta per gli investimenti nella Zona Economica Speciale (ZES) unica ha subito una significativa riduzione, suscitando critiche e perplessità. Nonostante le promesse iniziali di un beneficio pari al 60%, la percentuale effettivamente fruibile dai beneficiari è risultata essere solo del 17,6668%. Questo taglio drastico ha sollevato dubbi sulla reale efficacia del bonus ZES, un’iniziativa pensata per sostenere le imprese del Sud Italia, una regione che necessiterebbe di interventi concreti per incentivare lo sviluppo economico.
Il bonus ZES, istituito sotto forma di credito d’imposta, infatti, è destinato alle imprese che effettuano investimenti tra il 1° gennaio e il 15 novembre 2024, mirati all’acquisizione di beni strumentali destinati a strutture produttive situate nella ZES unica, come previsto dall’articolo 16 del Decreto Legge n.
Come funziona il beneficio per il Sud
In base alle disposizioni, l’importo massimo del credito d’imposta fruibile da ciascun beneficiario corrisponde al credito richiesto nell’ultima comunicazione validamente presentata, senza rinuncia. Questo importo viene poi moltiplicato per la percentuale stabilita con un provvedimento dell’Agenzia delle Entrate, emesso entro 10 giorni dalla scadenza per l’invio delle comunicazioni. La percentuale è determinata dal rapporto tra il limite di spesa e il totale dei bonus richiesti nelle istanze validamente presentate.
Considerando che il totale dei bonus richiesti tra il 12 giugno 2024 e il 12 luglio 2024 ammonta a 9.452.741.120 euro, mentre le risorse disponibili sono solo 1.670 milioni di euro, la percentuale di credito d’imposta effettivamente fruibile è risultata pari al 17,6668% del credito richiesto. Questo valore ha deluso le aspettative di molte imprese che contavano su un sostegno molto più consistente.
I beneficiari possono visualizzare il bonus ZES unica fruibile tramite il proprio cassetto fiscale nell’area riservata del sito dell’Agenzia delle Entrate.
Bonus ZES: un beneficio irrisorio
Il bonus ZES, sebbene nato con l’intento di supportare le imprese del Sud Italia, rischia di non raggiungere gli obiettivi prefissati a causa della riduzione drastica della percentuale del credito d’imposta fruibile. Le critiche sollevate dalle varie parti interessate evidenziano la necessità di una revisione delle risorse allocate. E di una pianificazione più accurata per garantire un sostegno effettivo alle imprese del Mezzogiorno.
Le opposizioni politiche, le imprese e gli esperti del settore hanno manifestato il loro disappunto. Secondo Confimi, il ministro Fitto aveva dialogato a lungo con le associazioni, delineando chiaramente le intenzioni del governo di rilanciare il Mezzogiorno. Tuttavia, il drastico cambiamento di rotta ha lasciato molti amareggiati. L’insufficienza delle risorse finanziarie è stata identificata come la causa principale del problema.
Francesco Cataldi, presidente dell’Unione Nazionale Giovani Commercialisti, ha sottolineato che nella migliore delle ipotesi, le imprese potranno beneficiare di un contributo pari a circa il 10% dell’investimento, una cifra ben lontana dal 60% inizialmente promesso. Cataldi ha evidenziato la mancanza di una pianificazione adeguata legata al provvedimento.
Daniela Torto, capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Bilancio della Camera, ha definito la ZES unica una “colossale presa in giro” per le imprese del Sud e un duro colpo per le prospettive di investimento nella regione. La delusione è palpabile tra coloro che avevano riposto speranze nel bonus ZES come strumento per stimolare la crescita economica e gli investimenti.
Riassumendo…
- Il bonus ZES ridotto al 17,6668% rispetto al promesso 60% delude le imprese del Sud Italia.
- Il Sud Italia necessita di incentivi concreti per stimolare lo sviluppo economico e ridurre il divario.
- Il taglio del bonus mette a rischio progetti di sviluppo e occupazione nelle aree ZES.
- Le imprese hanno pianificato investimenti contando su un contributo sostanziale, ora notevolmente ridotto.
- Le critiche sottolineano la delusione verso le misure governative e la mancanza di pianificazione.
- Il taglio mina la fiducia nelle politiche governative e nelle prospettive di investimento nel Mezzogiorno.