Raccomandata INPS: l’Istituto chiede soldi indietro ai pensionati, perché e come fare

Ecco perché molti pensionati ricevono una raccomandata INPS con cui diventano costretti a restituire soldi all'Istituto.
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1 giorno fa
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Ecco perché molti pensionati ricevono una raccomandata INPS con cui diventano costretti a restituire soldi all'Istituto.
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Non è certo una novità recente, ma si tratta di un problema che si ripresenta ciclicamente ogni anno. Parliamo dell’arrivo ai pensionati di raccomandate INPS con le quali l’Istituto chiede la restituzione di somme indebitamente percepite. Da numerose segnalazioni ricevute, abbiamo rilevato che molti lettori stanno ricevendo proprio in questi giorni tali comunicazioni da parte dell’Istituto. La criticità maggiore riguarda il fatto che a molti pensionati l’INPS richiede cifre considerevoli, spesso somme a tre zeri, corrispondenti addirittura a intere mensilità di pensione percepite erroneamente per diversi mesi. È fondamentale, dunque, comprendere innanzitutto da dove nasce questa pretesa e, successivamente, individuare il modo corretto per risolvere la situazione.

Da dove nasce la pretesa contenuta nella raccomandata INPS ai pensionati

Ricevere una raccomandata INPS in cui viene chiesto di restituire delle somme può essere, per il pensionato, un vero e proprio salasso economico. Questo avviene perché l’INPS ritiene che il pensionato abbia percepito indebitamente delle somme, a seguito di vari motivi. Ad esempio, la richiesta può nascere dal fatto che una parte della pensione sia legata alla situazione reddituale o ad altri requisiti specifici.

In tali casi, le ipotesi sono principalmente due: o l’INPS ha effettuato un ricalcolo della pensione riscontrando importi superiori a quelli spettanti, oppure il pensionato non ha effettuato le necessarie comunicazioni periodiche obbligatorie. Tale obbligo di comunicazione riguarda, in particolare, i titolari di assegno sociale o di pensioni integrate con trattamenti e maggiorazioni.

Può tuttavia accadere anche che le comunicazioni regolarmente effettuate, come nel caso della presentazione del modello RED, abbiano comunque determinato un ricalcolo della pensione da parte dell’Istituto.

Con la conseguente richiesta di restituzione delle somme indebitamente percepite.

Riassumendo, la richiesta contenuta nella raccomandata INPS può dipendere da una mancata comunicazione da parte del pensionato. O da comunicazioni che hanno evidenziato somme percepite non spettanti. In ogni caso, la soluzione immediata è quella di adempiere alla richiesta di restituzione contenuta nella raccomandata stessa.

L’alternativa, qualora non fosse possibile effettuare immediatamente il pagamento, è quella di richiedere all’INPS una dilazione del debito, dividendo il rimborso in piccole rate mensili trattenute direttamente dalla pensione futura, così da evitare un impatto economico eccessivamente gravoso.

Il divieto di cumulo dei redditi da lavoro con i redditi da pensione

Un’altra situazione che può portare all’invio della raccomandata INPS è rappresentata dal mancato rispetto del divieto di cumulo dei redditi da lavoro con quelli da pensione. Questo divieto interessa specificatamente i pensionati che hanno usufruito delle misure come Quota 103, le precedenti Quota 100 e Quota 102 o l’APE sociale. Si tratta di prestazioni pensionistiche che impongono esplicitamente il divieto di integrare il reddito pensionistico con quello proveniente da attività lavorativa.

Chi viene scoperto a non rispettare questo obbligo si trova di fronte alla richiesta dell’Istituto di restituire tutti i ratei di pensione percepiti durante lo stesso anno solare in cui è avvenuta la violazione. Ciò avviene indipendentemente dall’importo del reddito derivante dall’attività lavorativa svolta.

Anche in questo caso, le opzioni per il pensionato rimangono limitate e corrispondono a quelle precedentemente illustrate. O procedere immediatamente alla restituzione delle somme richieste oppure accordarsi con l’Istituto per una rateizzazione mensile sulla pensione futura.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

2 Comments

  1. Non specificate comunque che se il torto è dell’INPS nessuna somma va restituita, ci sono numerose sentenze al riguardo.

  2. Il tribunale amm. di Bologna e di Taranto hanno obbligato l’Inps a restituire gli importi prelevati dalla pensione perche’ le pensioni minime e gli assegni sociali non sono pignorabili

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