Rachel Reeves sotto pressione, cosa farà per reagire alla crisi di Gilt e sterlina?

La crisi della sterlina e dei bond britannici accende i fari sull'operato di Rachel Reeves, responsabile da pochi mesi delle finanze.
2 ore fa
3 minuti di lettura
Crisi di sterlina e Gilt, Reeves sotto pressione
Crisi di sterlina e Gilt, Reeves sotto pressione © Licenza Creative Commons

E’ cancelliere dello Scacchiere, carica corrispondente al nostro ministro delle Finanze, sin dal luglio scorso e prima donna a ricoprire tale ruolo nella storia del Regno Unito. Rachel Reeves, 45 anni, soltanto qualche mese fa veniva considerata l’astro nascente del Partito Laburista del premier Keir Starmer. E’ già sotto pressione per la crisi di sterlina e Gilt, che rischiano di travolgere l’economia britannica. Lo spartiacque è stato a fine ottobre, quando ha dovuto presentare il budget per il 2025. Compito arduo per chiunque in una fase di rallentamento dell’economia e con un debito pubblico già salito al 100% del Pil, tra l’altro con tassi di interesse ancora alti.

Crisi sterlina non isolata

Reeves era decisa sopra ogni cosa a scansare l’effetto Truss, come viene ormai chiamato in patria e anche fuori l’attacco dei mercati nell’autunno del 2022 contro il cambio e i bond di Sua Maestà. Per questa ragione ha presentato un bilancio all’insegna di forti aumenti delle tasse per 40 miliardi di sterline. Peccato che questa cifra fosse inferiore all’aumento della spesa pubblica programmato per i prossimi anni. Sostegno ai servizi pubblici come la sanità è stato il mantra dei laburisti in campagna elettorale. E le promesse sono debiti, letteralmente.

Reeves si è riservata un margine di 9,9 miliardi di sterline per accrescere la spesa corrente fino al 2029/2030. Ma i mercati non hanno reagito positivamente. L’effetto Truss non c’è stato, perché contrariamente a due anni prima, la fuga dei capitali è avvenuta meno bruscamente, diremmo al rallentatore. Ma c’è stata e si è intensificata con le prime sedute del nuovo anno. La crisi della sterlina esiste, anche se bisogna essere onesti fino in fondo: viaggia insieme alla crisi dell’euro. Entrambe le valute perdono circa l’8% contro il dollaro dai massimi di settembre. E il dollaro guadagna in media quasi il 9% contro le principali valute mondiali da allora.

Gilt vero dramma per Reeves

Perché tanta attenzione su Londra, quindi, se anche l’euro tracolla e sta per tornare alla parità con il dollaro? La differenza la stanno facendo i rendimenti sovrani. Il Gilt a 10 anni offre l’1,15% in più da quando la Federal Reserve ha iniziato a tagliare i tassi nel settembre scorso. Il Bund a 10 anni, riferimento per l’intera Eurozona, ha segnato nello stesso periodo un +0,45%. I bond britannici stanno marcando stretti i Treasuries americani, che nel periodo considerato hanno visto salire i rendimenti dell’1,10%.

Se ci concentriamo sulle scadenze più brevi, notiamo che il Gilt a 2 anni rende il 4,60% contro il tasso di interesse del 4,75% fissato dalla Banca d’Inghilterra. In pratica, il mercato non si aspetta quasi alcun nuovo taglio entro breve. I titoli a 2 anni della Germania ieri rendevano il 2,56% contro un tasso sui depositi della Banca Centrale Europea al 3%. L’attesa sarebbe, quindi, per due tagli dello 0,25% ciascuno entro i prossimi mesi. Un’altra differenza la fanno i livelli dei rendimenti: sopra il 4,90% per il Gilt a 10 anni, a meno del 2,60% per il Bund decennale.

Spettro di crisi fiscale

Più che la crisi della sterlina, dovrebbe preoccupare quella dei bond. Anche se la prima rischia di avere contraccolpi sull’economia britannica, aumentando l’inflazione per effetto dei maggiori costi delle importazioni. E i prezzi al consumo a novembre erano già cresciuti del 2,6% annuo, ben sopra il target del 2%. C’è il rischio che la Banca d’Inghilterra debba sospendere l’allentamento monetario per sostenere il cambio e contrastare l’inflazione. Nel breve, ciò porterebbe a un ulteriore aumento dei rendimenti. Su Reeves si allunga l’ombra di una crisi fiscale, che per le opposizioni sarebbe già in corso.

La donna si è recata in visita in Cina ieri per incontrare il vice-premier He Lifeng a Pechino prima di volare a Shanghai per incontrare alcuni dirigenti di società britanniche che operano lì.

L’intento sarebbe di stringere le relazioni commerciali, ma la decisione è stata commentata negativamente dagli ambienti conservatori, in quanto non segnalerebbe al mercato l’attenzione dovuta alla crisi della sterlina.

Possibile reazione di Reeves

Cosa farà Reeves per sventare un attacco speculativo vero e proprio? Se lo domandano un po’ tutti in questi giorni. Il suo vice e responsabile del Tesoro, Darren Jones, è dovuto intervenire mercoledì sera per confermare rigore sui conti pubblici. Ma il margine pluriennale dei 9,9 miliardi per la spesa corrente sarebbe stato praticamente azzerato dall’aumento dei rendimenti. Reeves infrangerà la sua stessa regola annunciata appena due mesi e mezzo fa? E se decidesse di rispettarla, quali misure adotterebbe?

Il ventaglio di opzioni possibili non è ampio. Il maxi-aumento delle tasse c’è stato e le imprese sono già sul piede di guerra per l’aumento dei contributi previdenziali subito con l’ultimo budget. I tagli alla spesa sarebbero teoricamente possibili, ma infrangerebbero la promessa dei laburisti di non fare austerità. Ma tra perdere la faccia e perdere il controllo della situazione è probabile che alla fine saranno costretti a puntare sulla prima ipotesi, anche perché le elezioni sono alle spalle e al voto si tornerebbe solo nel lontano 2029. Ci sarebbe tempo per fare dimenticare agli elettori.

Crisi sterlina esige risposta immediata

Determinanti saranno i tempi della possibile reazione. Un’occasione utile sarebbe il 26 marzo, quando Reeves terrà il discorso sui conti pubblici. Ma è una scadenza troppo lontana. Per allora la crisi della sterlina potrebbe essersi trasformata in qualcosa di devastante insieme al boom dei rendimenti. Probabile che il governo sia costretto a comunicare qualche correzione al bilancio al verificarsi di un qualche evento. Quale? L’intervento della Banca d’Inghilterra a sostegno di cambio o bond come nel 2022, oppure il superamento di certe soglie psicologiche per i rendimenti.

E una di queste sarebbe il 5% per il decennale. Se così, mancherebbe anche poco.

[email protected] 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Bonus pubblicità
Articolo precedente

Bonus pubblicità: al via (dal 9 gennaio) l’atto finale

canone Rai
Articolo seguente

Cambio residenza: come disdire il canone RAI