E’ il presidente Abdel Fattah Al Sisi il vincitore delle elezioni presidenziali della scorsa settimana con poco meno del 90% dei consensi. Non vi erano dubbi sull’esito, visto il basso profilo degli sfidanti. E i bond egiziani proseguono il rally iniziato due mesi fa in concomitanza con quanto avvenuto sui restanti mercati obbligazionari mondiali. Un’impennata dei prezzi lungo la curva delle scadenze, che ha fatto precipitare i rendimenti.
Boom dei prezzi e crollo dei rendimenti
La scadenza in dollari del 21 febbraio 2028 con cedola 6,588% è salita ad una quotazione di 76,56 centesimi nella seduta di ieri.
Infine, la scadenza decennale in dollari del 30 settembre 2033 con cedola 7,30% (ISIN: XS2391395154) è salita sopra 66 centesimi, balzando di oltre il 28%. Anche in questo caso, rendimento collassato in poche settimane dal 18,45% al 14,17%. Al netto del trend globale, cosa stanno comprando gli investitori nei bond egiziani? Si tratta di titoli del debito con rating “spazzatura”: B- per S&P e Caa1 per Moody’s.
Bond egiziani in rally sulle attese riforme post-elettorali
Le elezioni erano attese dal mercato non certo per un inatteso cambio di regime. Semplicemente, adesso l’auspicio è che Al Sisi abbia la forza di implementare alcune delle riforme necessarie per fare uscire l’economia dal guado in cui si trova da parecchio tempo. Ci sono misure di austerità da imporre e che risulteranno certamente indigeste alla popolazione, tra cui il taglio ai poderosi investimenti già avviati per fondare quella che il rieletto presidente definisce “la nuova repubblica”. Tra i progetti faraonici e costosissimi in cantiere, la costruzione di una nuova capitale amministrativa a poche decine di chilometri da Il Cairo.
E a breve si prevede una maxi-svalutazione del cambio. La lira egiziana è fissata al dollaro ad oggi ad una parità di quasi 31 a 1. Al mercato nero per un dollaro servono ormai almeno 51 lire. Saremmo alla vigilia, dunque, di un indebolimento del 40%. Questa misura presenta il forte rischio politico di un’accelerazione della già alta inflazione. Il disagio sociale monterebbe tra le fasce più povere degli egiziani e ciò spinge il governo alla prudenza.
Ad ogni modo, da austerità e svalutazione del cambio non si potrà sfuggire al fine di mettere in sicurezza la bilancia dei pagamenti ed evitare il default sovrano. Il Fondo Monetario Internazionale sborserebbe i 3 miliardi stanziati solamente dietro l’implementazione di queste misure. E anche il sostegno degli alleati nel mondo arabo, tra cui gli Emirati Arabi Uniti, probabilmente verrebbe rinnovato solo dietro l’attuazione di riforme minime per garantire la restituzione dei prestiti. Il mercato le sta prezzando nella convinzione di vederle quanto prima.