Un mese così favorevole ai titoli di stato italiani non si vedeva da quasi tre anni. Novembre era molte temuto sui mercati per via di scadenze come la presentazione della manovra finanziaria da parte del nuovo governo, il debutto di quest’ultimo e l’arrivo dell’inverno in piena crisi energetica. Contrariamente alle attese, c’è stato un rally dei BTp abbastanza evidente. In appena cinque settimane, i BTp Futures sono passati da 110 a 120. L’intonazione è positiva, specie per il tratto medio-lungo della curva.
Dietro ai guadagni
Eppure, la BCE sta continuando ad alzare i tassi d’interesse e ha prospettato per il prossimo anno anche la fine dei riacquisti dei bond con il “quantitative easing”. Il rally dei BTp, però si alimenta di altro. Anzitutto, i primi passi del governo Meloni sono stati compiuti all’insegna della prudenza fiscale. La paura più grande di parte del mercato era di ritrovarsi a vivere un nuovo autunno 2018. Allora, governo Conte e Commissione europea litigarono per settimane per uno zero virgola di deficit.
C’è dell’altro. L’inflazione americana segnala una discesa tale da indurre a pensare che la stretta monetaria della Federal Reserve sia vicina alla conclusione. I rendimenti americani stessi stanno scendendo e ciò aiuta sia i bond europei che l’euro. In pratica, c’è molta minore concorrenza Oltreoceano ai nostri titoli di stato. Tutto ciò lascia presagire che la stretta della stessa BCE sarà meno pesante del previsto. Il rally dei BTp è dovuto proprio a questo, alla convinzione che i tassi d’interesse nell’Eurozona non saliranno troppo, anche perché la Germania starebbe dirigendosi verso la recessione.
Cosa può spegnere rally dei BTp
Quanto potrà durare questo clima positivo? A fine mese avremo il dato sull’inflazione di novembre. Lì si capirà se abbiamo aperto lo spumante troppo presto o se davvero si possa continuare a fare festa. L’arrivo dell’inverno, poi, impatta sulla domanda di gas, i cui prezzi si sono calmierati da soli nelle ultime settimane. Temperature più rigide potrebbero porre fine a questo mezzo “miracolo” tardo-autunnale, che ha visto l’Europa risparmiare sui consumi di energia.
Infine, c’è il contesto geopolitico. Russia e Ucraina non sembrano andare verso una tregua. Se la prospettiva della guerra durasse a lungo, le tensioni peserebbero sia sulle materie prime, sia sulle previsioni di crescita nell’Eurozona. E andrebbero a sfavore del rally dei BTp. I rendimenti italiani continuerebbero a scendere solo in un contesto di disinflazione e rassicurante sul piano delle prospettive di crescita dell’economia continentale.