Rally dell’euro dopo le elezioni in Francia, perché potrebbe durare poco

Il rally dell'euro dopo le elezioni francesi non è affatto scontato, nemmeno se a vincere sarà uno dei candidati più graditi ai mercati. Vi spieghiamo le ragioni del pessimismo.
7 anni fa
3 minuti di lettura

Il cambio euro-dollaro resta debole, intorno ai minimi da un mese, e continua a sostare in area 1,06, perdendo il 2,6% rispetto a due settimane fa, quando aveva toccato i massimi da metà novembre scorso. La tensione sui mercati finanziari è palpabile e legata all’avvicinarsi delle elezioni presidenziali in Francia, il cui primo turno si celebra il 23 aprile prossimo. Lo spread tra i rendimenti degli Oat e quelli dei Bund a 10 anni è superiore a 70 punti base, con i primi allo 0,95%. Sulla scadenza a 2 anni, il differenziale è salito a 55-56 bp, ovvero al livello più alto dalle precedenti elezioni di 5 anni fa, che coincisero con i mesi più bui della crisi dell’euro e dei debiti sovrani della periferia dell’Eurozona.

Pensate che all’inizio dell’anno, le distanze erano ancora intorno ai 10 bp.

Analisti e traders restano convinti, che salvo sorprese negative, come la vittoria della candidata euro-scettica Marine Le Pen al ballottaggio, l’euro sia destinato al rally, specie se la Federal Reserve dovesse segnalare un proseguimento della stretta monetaria a passo lento. Lo scenario di base di pressoché tutti gli istituti è di un testa a testa nei consensi al primo turno tra Le Pen e il candidato centrista e filo-UE, Emmanuel Macron, ma con quest’ultimo a vincere facile al ballottaggio, godendo del sostegno delle altre forze politiche. (Leggi anche: Vince Le Pen, mercati sotto shock, che succede?)

La corsa per l’Eliseo sale a quattro

Negli ultimi giorni, il quadro è diventato un po’ meno prevedibile di quanto già non fosse confuso. La coppia Le Pen-Macron sembra perdere quota al 23-24% dei consensi, pur restando in testa, ma alle loro calcagna si posiziona un’altra accoppiata, quella composta dal conservatore François Fillon e dal filo-comunista Jean-Luc Mélénchon, quest’ultimo in rapida ascesa nei sondaggi da un paio di settimane, aiutato da un paio di buone performance ai dibattiti televisivi sulle presidenziali.

I due sarebbero appaiati intorno al 18-19%.

Mélénchon sta prendendo di mira l’elettorato socialista, quello in caduta libera di Benoit Hamon, che potrebbe venire umiliato alle urne con un risultato inferiore al 10%, ma anche quello centrista di Macron, che non a caso ha iniziato ad attaccare il candidato della sinistra radicale con una serie di tweets critici verso le sue politiche economiche anti-business. (Leggi anche: Scenario peggiore per i mercati prende corpo)

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Articolo precedente

Mercati Emergenti: i bond delle Filippine sono da preferire

Rottamazione cartelle equitalia
Articolo seguente

Cartella esattoriale Equitalia: entro quanto tempo deve esse notificata?