Il vero vincitore di queste elezioni politiche in Sudafrica si chiama Jacob Zuma, già presidente tra il 2009 e il 2018 ed ex leader di quell’ANC uscito devastato e senza maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento per la prima volta dal 1994. Il suo nuovo partito MK ha conquistato 58 seggi con il 14,6%, ponendosi terzo e dietro solamente ad ANC con 159 e Alleanza Democratica (AD) con 87 seggi rispettivamente. E il rand sudafricano è arrivato a cedere poco meno del 3% man mano che arrivavano i dati sull’esito del voto.
ANC in cerca di alleanza a destra o sinistra
Le soluzioni teoricamente possibili sono diverse, ma nei fatti resta in piedi una sola alternativa per gli eredi di Nelson Mandela: governare con i “bianchi” moderati e pro-business dell’AD o con i marxisti di Combattenti per la Libertà Economica. C’è un problema: questi ultimi, pur essendosi detti disponibili tramite il loro leader Julius Malema, hanno ottenuto solo 39 seggi su 400. Aggiunti a quelli dell’ANC, non consentirebbero comunque la nascita di una maggioranza assoluta in Parlamento. A questo punto si renderebbe necessaria un’alleanza con Zuma, che l’ha rispedita subito al mittente: “nessuna alleanza con l’ANC di Ramaphosa”.
Queste parole svelano il vero obiettivo dell’ex presidente: disarcionare il suo successore, reo di averlo tradito prendendone il posto dopo un minacciato impeachment con l’accusa di corruzione. Il presidente in carica Cyril Ramaphosa ha 14 giorni di tempo dalla proclamazione ufficiale dei risultati per trovare un’intesa, altrimenti dovrà indire nuove elezioni. Gli uomini a lui più vicini propongono di tentare un’alleanza con AD, i suoi avversari interni di aprire a Zuma. Tuttavia, questa seconda ipotesi comporterebbe le sue dimissioni da capo dello stato e leader di partito.
Cambio al bivio tra rally e crash
Il rand sudafricano si è rianimato sulla prospettiva che, in forza dei numeri, alla fine prevalga l’ipotesi di una coalizione con AD. Il suo leader John Steenhuisen, subito dopo la chiusura delle urne, ha aperto al dialogo al fine di evitare lo scenario “horror” di un governo tra ANC e marxisti e/o Zuma. I mercati non apprezzerebbero affatto. Tra i punti programmatici portati avanti da Malema vi sono le nazionalizzazioni delle società minerarie e l’esproprio delle terre ai bianchi. Quest’ultima misura agli inizi del Duemila portò in pochi anni lo Zimbabwe di Robert Mugabe all’iperinflazione e al totale collasso dell’economia ancora in corso.
Non c’è ombra di dubbio che per il rand sudafricano si prospetterebbe un rally nel caso in cui l’ANC aprisse agli oppositori dell’AD. Viceversa, c’è il rischio che il cambio imploda nel caso in cui optasse per un’alleanza tutta a sinistra. Gli stessi bond hanno perso smalto nelle ultime sedute, anche se in misura per niente drammatica. Considerate che il cambio si era apprezzato contro il dollaro di oltre il 6% in un mese alla vigilia delle elezioni. Ancora oggi, rispetto a un anno fa il bilancio resta positivo di quasi il 5%.
Rand sudafricano rianimato da fine del monopolio ANC
Da cosa è dipeso certo ottimismo, che abbiamo giudicato un po’ affrettato nelle scorse settimane? Il rafforzamento del rand sudafricano ha rimarcato la convinzione diffusa sui mercati che a Pretoria si sia chiuso un lungo ciclo trentennale, caratterizzato dal monopolio del potere in mano all’ANC. Con appena il 40,2% dei consensi ottenuti lo scorso mercoledì, gli stessi cittadini neri hanno segnalato al governo di non volere più accettare crisi economica, criminalità dilagante e corruzione diffusa in virtù di una pretesa riconoscenza eterna al partito che lottò contro l’apartheid.