Quando un coniuge costringe l’altro, apparentemente consenziente, a fare sesso commette violenza sessuale.
Se il marito insiste nel fare sesso con la moglie, anche se lei gli ha fatto intendere di non averne voglia, commette reato di violenza.
Per il Codice civile moglie e marito hanno gli stessi diritti e stessi doveri davanti alla legge, ance se secondo la Corte di Cassazione nessuno dei due ha diritto “al compimento di atti sessuali inteso come mero sfogo all’istinto sessuale contro la volontà del partner, tanto più se tali rapporti avvengono in un contesto di sopraffazioni, infedeltà e/o violenze che costituiscono l’opposto rispetto al sentimento di stima, affiatamento e reciproca solidarietà in cui il rapporto sessuale si pone come una delle tante manifestazioni”.
Obbligare il coniuge a fare sesso è violenza
Il coniuge che costringe l’altro a fare sesso per accontentarlo o con la violenza non ha giustificazioni poichè in amore un rapporto deve essere desiderato da entrambi e spontaneamente.
Per commettere reato di violenza sessuale, secondo la Corte Suprema, con la sentenza 9690 del 2016, è sufficiente “qualsiasi forma di costringimento psico-fisico idonea ad incidere sull’altrui libertà di autodeterminazione senza che rilevi in contrario l’esistenza di un rapporto di coppia coniugale o paraconiugale (cioè di convivenza di fatto) tra le parti” poichè l’atto sessuale non deve essere compiuto come possesso di un corpo ma come volere di entrambi senza obblighi o ripicche.
Anche se il coniuge costretto non oppone palesemente resistenza al rapporto ma lo subisce, si parla in ogni caso di violenza sessuale: se si cede perchè costretti o minacciati, perchè umiati o perchè ci si sente in dovere di “farlo”, quello che costringe commette violenza poichè è consapevole dell’implicito rifiuto dell’altro.
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