Occhi puntati sui titoli di stato italiani. Questa sera, le agenzie di rating S&P e Fitch aggiorneranno i rispettivi giudizi sui BTp. Ad oggi, per entrambe sono BBB con outlook “stabile”, due gradini sopra il livello “junk” o “spazzatura”. Nell’aria c’è un clima di maggiore fiducia rispetto al passato. Lo spread con i Bund a 10 anni è sceso in area 120 punti base, ai minimi da tre anni. E le distanze con la Francia sono ormai ai livelli più bassi dalla primavera del lontano 2010, prima che esplodesse la crisi dei debiti sovrani.
Francia e Italia speculari
Venerdì scorso, Fitch ha tagliato l’outlook sui bond francesi da “stabile” a “negativo”, prefigurando un declassamento del rating dall’attuale AA-. Nella primavera scorsa, la stessa agenzia aveva ridotto il suo giudizio di un gradino e lo stesso fece S&P. In questa fase, Francia e Italia appaiono speculari sui mercati. La prima è in preda all’instabilità politica e alle incertezze sulla politica di bilancio. La seconda ha un governo stabile e un deficit in discesa. Mentre Parigi ha rinviato di due anni al 2029 il taglio del deficit sotto il 3%, Roma ha fissato l’obiettivo per il 2026.
I rating dei BTp appaiono eccessivamente bassi. E’ vero che il debito pubblico italiano risulta il secondo più alto d’Europa dopo la Grecia, ma il rischio di insolvenza è obiettivamente bassissimo. E fa specie notare che i bond ellenici offrano rendimenti più bassi, scontando tra l’altro upgrade dei rating nel medio termine. E la domanda che si pongono ormai tutti è la seguente: la Francia merita questi giudizi così generosi, specie ora che i suoi rendimenti decennali hanno superato stabilmente quelli spagnoli?
Prudenza fiscale favorisce nostri bond
La sensazione è che nei prossimi mesi possa esserci qualche declassamento ai danni dei bond francesi e qualche promozione per quelli italiani.
In caso di alcuna variazione dell’outlook, infine, è probabile che le agenzie rimarchino la prudenza fiscale seguita dal governo Meloni anche con l’ultima legge di Bilancio appena varata. D’altra parte, il rapporto tra debito e Pil è crollato dal 155% del 2020 a poco più del 134% del 2023. Pur atteso in risalita da quest’anno, il trend non impensierirebbe più di tanto, anche perché nel frattempo i costi di emissione stanno scendendo per effetto del taglio dei tassi di interesse.
Rating BTp, a novembre tocca a Moody’s
A novembre spetterà anche a Moody’s aggiornare il rating sui BTp. Essa è l’agenzia a mantenere il giudizio più basso con Baa3 e outlook stabile, appena un gradino sopra il livello “spazzatura”. Sarebbe un ottimo segnale se l’Italia riuscisse ad allontanarsi da quest’area così rischiosa e che tiene alla finestra numerosi investitori istituzionali. Una promozione già tra un mese appare improbabile. Dovremmo sperare in un miglioramento delle prospettive. Per il momento sarebbe sufficiente a sostenere il restringimento ulteriore dello spread.