Rischio default s’impenna con titoli “non investment grade”
In generale, si consiglia al piccolo risparmiatore di acquistare sempre e solo obbligazioni con rating “investment grade”, ovvero con giudizio non inferiore a “BBB-“. Al di sotto di tali livelli, infatti, il rischio di fallimento dell’emittente o di non rispetto delle scadenze s’impenna repentinamente. Il primo livello di rating “non investment grade”, che per Moody’s equivale a “Ba1”, “BB+” per Fitch e per S&P a “BB+”, segnala un rischio default entro un anno dello 0,6%, entro 5 anni del 5,8% ed entro 15 anni del 26,7%.
Non è un caso che nel gergo finanziario, tali titoli siano definiti anche spregiativamente “junk” o
“spazzatura”. I bond più a rischio sono, infine, quelli con rating “CCC” per S&P, “Caa1” per Moody’s e “CCC” per Fitch. In questi casi, il credito è considerato “sotto stretta osservazione/dubbio”. Praticamente, chi li compre si assume un rischio altissimo di subire perdite anche totali. S&P e Fitch chiudono le rispettive valutazioni con il grado più basso pari a “D”, che segnala lo stato di default dell’emittente. E’ importante comprendere, che una volta assegnati, i giudizi possono essere rivisti. I suddetti istituti sono soliti farlo con cadenze regolari durante l’anno, salvo che non siano avvenuti eventi tali, da dover velocizzare i tempi delle revisioni. Oltre al rating, poi, essi informano il mercato di un possibile mutamento a breve al rialzo o al ribasso del giudizio sull’emittente con “creditwatch” o “outlook” di tipo “positivo” o “negativo” o anche “stabile”, segnale che nei successivi mesi potrebbe esservi rispettivamente un “upgrade” o promozione, un “downgrade” o declassamento o un mantenimento stabile del giudizio.