Continuano ad arrivare buone notizie dal mercato del lavoro italiano. Nel mese di febbraio, secondo l’ISTAT il numero degli occupati è salito ulteriormente al nuovo record di 24 milioni 332 mila unità, segnando +47 mila in un mese e +567 mila in un anno. E l’occupazione femminile si attesta al 54,2%, mai così alto nella storia d’Italia. In valore assoluto, le donne al lavoro sono salite a 10 milioni 355 mila, in crescita di 315 mila su base annua. Tra gli uomini la crescita è stata più ridotta, a 252 mila unità.
Gender gap e inattivi troppo alti
Il tasso di occupazione generale segna anch’esso un nuovo massimo storico al 63%, segnalando la persistenza di enormi differenze tra uomini e donne. L’occupazione femminile resta del 17,6% più bassa rispetto a quella maschile, un dato circa doppio della media europea e che ci pone in fondo alla classifica per quanto concerne il cosiddetto “gender gap”.
Tuttavia, risulta in calo dal 18,3% di un anno prima.
Proseguendo con la disamina dei dati, scopriamo che il tasso di disoccupazione è sceso al 5,9%, ai minimi dal 2007 e poco sopra il minimo storico del 5,8% registrato dall’inizio delle rilevazioni nel 2004. Il tasso di inattività resta elevato al 32,9%, pur in lieve calo su base annua dal 33,1%. Si tratta di persone che non lavorano e non cercano attivamente un lavoro, perlomeno non in via ufficiale. Sono aumentati di 33 mila unità in un mese. Rappresentano la spia della sfiducia diffusa riguardo alla capacità di trovare un lavoro.
Precari in calo, lavoratori stabili e autonomi in crescita
Il record dell’occupazione è stato trainato dalla creazione di 538 mila posti di lavoro permanenti e da 141 mila tra i lavoratori autonomi. Calano, invece, i lavoratori a tempo determinato di 112 mila unità. Una smentita alla narrazione della CGIL di Maurizio Landini, secondo cui l’occupazione italiana crescerebbe per effetto dei contratti precari.
Rispetto a quando Giorgia Meloni è entrata a Palazzo Chigi, il numero degli occupati è cresciuto di 1 milione e 91 mila unità. In termini percentuali, segnano un +2,4%. L’occupazione femminile è salita del 2,6%, pari a +528 mila unità. L’occupazione maschile ha segnato +2,3%, pari a +563 mila unità.
Occupazione femminile problema italiano
I dati complessivamente positivi non ci devono distrarre da quei 12 milioni 254 mila inattivi segnalati dall’ISTAT. Pur in calo di 61 mila unità in un anno (-476 mila da ottobre 2022), restano troppi. Di questi, 7 milioni 758 mila sono donne, cioè il 63,3% del totale. In pratica, l’occupazione femminile ha margini di crescita elevati, malgrado i record. Se salisse alla stessa percentuale degli uomini del 71,8%, si creerebbero tra le donne altri quasi 3,4 milioni di posti di lavoro. E sono proprio quelli che mancano per portare i livelli di occupazione generali dell’Italia alla media europea. Insomma, l’Italia ha un problema al femminile da risolvere. Siamo sulla buona strada, anche se serve accelerare per non sprecare energie capaci di generare maggiore crescita economica.
giuseppe.timpone@investireoggi.it