I fondamenti teorici
Ma quali potrebbero essere i risultati di tale esperimento? Va detto, che una cosa è garantire all’individuo un reddito per due anni, un’altra è metterlo dinnanzi alla consapevolezza che potrebbe disporne di uno minimo vita natural durante. Ora, la teoria economica ci dice che gli effetti di un reddito di base sulla propensione al lavoro del beneficiario variano, a seconda che tale entrata sia legata o meno alla condizione lavorativa.
Se io so di poter contare, per ipotesi, su un reddito di 1.000 euro al mese, a patto di non lavorare, non sarà certamente mio interesse trovare un’occupazione con salario mensile inferiore o attorno ai 1.000 euro, perché altrimenti baratterei per nulla il mio tempo libero con il lavoro.
Migliora la formazione?
Viceversa, se so di poter contare su 1.000 euro al mese, indipendentemente dal fatto che lavori o meno, le mie decisioni sulla ricerca di un lavoro non dovrebbero essere influenzate, perché le mie entrate minime fisse verrebbero garantite, anche se accettassi un’offerta di lavoro a basso reddito.
In teoria, poi, il beneficiario dell’assegno potrebbe approfittarne per migliorare la propria situazione educativa, frequentando corsi di formazione o scolastici, al fine di potere accedere a posizioni lavorative più qualificate e, quindi, meglio retribuite. I teorici del monetarismo alla Milton Friedman hanno proposto sin dagli anni Sessanta una variante del reddito di cittadinanza, ovvero l’imposta negativa: al di sotto di un certo reddito, anziché pagare le tasse, il contribuente riceverebbe un pagamento dallo stato, pari all’aliquota fiscale sulla quota di reddito che gli manca per arrivare al minimo fissato.