Il reddito di cittadinanza è stato un flop colossale. Da quando è stato introdotto ha dato risultati largamente insoddisfacenti producendo debito pubblico senza creare nuovi posti di lavoro.
Il giudizio negativo è della Corte dei Conti che non risparmia critiche al governo nel suo “Rapporto 2020 sul coordinamento della finanza pubblica”. Almeno per quanto riguarda la parte contabile e finanziaria la cui spesa, a valle dello storico provvedimento, avrebbe dovuto creare nuovi posti di lavoro.
Il grande flop del reddito di cittadinanza
Invece, niente di tutto ciò.
I navigator non aiutano a trovare lavoro
Ma torniamo ai numeri. Stando ai dati diffusi dall’Anpal a febbraio 2020, prima, quindi, della crisi occupazionale dovuta all’epidemia di Coronavirus, tra i circa 2,4 milioni di persone che hanno percepito il reddito di cittadinanza, meno di quarantamila hanno trovato effettivamente lavoro. E a far riflettere ulteriormente è il fatto che la tanto sbandierata riforma dei centri per l’impiego non abbia sortito, all’atto pratico, alcun effetto sulle strategie degli italiani alla ricerca di un’occupazione. In pratica i navigator non sono serviti a nulla e mai serviranno a questo scopo. Il lavoro, i beneficiari del reddito di cittadinanza, lo hanno infatti trovato per conto loro, grazie a contatti personali, passaparola, candidature spontanee, conoscenze, ecc.
Corte dei Conti: essenziale abbassare le tasse
Nella sua relazione, la Corte dei Conti non manca di fare anche delle proposte. La più importante è sicuramente quella fiscale, cioè la riforma delle imposte sui redditi da lavoro e da pensioni. In buona sostanza, occorre riordinare le aliquote Irpef e tagliare le tasse. E’ necessario che vengano ridotte “le aliquote sui redditi dei dipendenti e anche dei pensionati che, pur essendo fuori dal circuito produttivo, frequentemente sostengono le generazioni più giovani”.Inoltre, secondo i magistrati contabili, è necessario alleggerire le tasse sulle imprese “alle quali sono affidate le concrete speranze di un rilancio del Paese”. In altre parole, la frecciata al governo Conte riguarda le misure adottate finora durante l’emergenza sanitaria che sono tutte volte ad elargire bonus a pioggia e che hanno il solo scopo di offrire una mancia temporanea, ma che non aiuteranno la ripartenza del Paese se non vengono tagliate le tasse, come l’Iva e le imposte legate alla burocrazia.