Assegno più leggero, durata minore per gli occupabili e stretta per i furbetti. Finalmente inizia a muoversi qualcosa per la riforma del Reddito di cittadinanza. E la vera novità è che anche per gli occupabili non scomparirà del tutto ma cambierà nome. Il Ministero del Lavoro ha avanzato i primi testi che ora sono alla valutazione del Tesoro ma entro un paio di settimane – come anticipa Corriere della Sera – la ministra del Lavoro, Elvira Calderone, dovrebbe portare il decreto legge per riformare il Reddito di cittadinanza in CDM.
Riforma Reddito di Cittadinanza, cambia tutto con la nuova Misura di Inclusione
Ma la vera novità è che il sussidio non sparirà neanche per gli occupabili e come ha sottolineato la Ministra, il Rdc sarà sostituito da uno strumento chiamato Misura di inclusione attiva o Mia. E non c’è neanche bisogno di aspettare il 2024, perché la misura scatterà già dal 2023, da agosto, quando migliaia di beneficiari perderanno il reddito. La data più fattibile dovrebbe essere dal 1 settembre.
I potenziali beneficiari saranno divisi in due platee: famiglie con persone occupabili e famiglie povere senza persone occupabili. Nel primo caso si tratta di famiglie dove c’è almeno un soggetto tra 18 e 60 anni di età e nel secondo caso di famiglie dove c’è un minorenne o un anziano over 60 o un disabile.
Gli occupabili che da agosto perderanno il reddito di cittadinanza e possono lavorare, dal 1 settembre, in sostanza, ed entro il 31 dicembre, una volta scadute tutte le mensilità, potranno chiedere la Mia, che però sarà meno generosa rispetto all’assegno del reddito di cittadinanza che conosciamo oggi.
Come cambia l’assegno per gli occupabili, durerà anche di meno
Oltretutto dovrebbe anche durare meno.
La nuova misura interesserà anche i nuclei con i non occupabili, per cui l’assegno dovrebbe, invece, restare di circa 500 euro al mese per un single come l’attuale assegno. Si discute, invece, in merito alla quota aggiuntiva nel caso in cui il beneficiario debba pagare l’affitto. In ogni caso, con la muova Mia, la quota potrebbe essere alleggerita e variare in base al numero di componenti del nucleo familiare.
Ancora più importante è la presunta durata della Mia. Per i non occupabili dovrebbe durare fino a 18 mesi mentre per gli occupabili fino a massimo un anno. Un altro punto che fa comprendere la stretta allo studio dal governo, è che il sussidio non si potrà più chiedere a ripetizione come il Reddito. Le famiglie con non occupabili potranno fare una seconda richiesta una volta scaduta la prima, ma con una durata massima di 12 mesi. Per gli occupabili, invece, la Mia scadrà dopo un anno la prima volta e dopo sei mesi la seconda volta. In seguito, una terza domanda si potrà fare solo dopo una pausa di un anno e mezzo. Insomma, lo scopo del governo rimane quello di spingere gli interessati a cercarsi un lavoro.
Questione Isee e patto personalizzato per occupabili
E c’è di più. Anche i requisiti Isee diventano più stringenti. In pratica, per poter chiedere la Mia, si scenderà dagli attuali 9.360 euro a 7.200 euro. In questo modo una fetta di possibili beneficiari rimarrà fuori.
Rispetto all’attuale Rdc, invece, sarà corretta la scala di equivalenza, che fa crescere l’importo dell’assegno in base al numero di componenti. Si prevede anche la correzione del requisito della residenza in Italia da 10 a 5 anni e il coinvolgimento delle agenzie private del lavoro, oltre che dei centri per l’impiego, per gli occupabili.
Una volta fatta la domanda, partiranno tutti i controlli sul reddito e i vari requisiti. Gli occupabili saranno invitati a recarsi ai centri per l’impiego per sottoscrivere un patto personalizzato, condizione necessaria per poter ottenere la Mia. I non occupabili, invece, saranno invitati ai Comuni per iniziare i percorsi di inclusione sociale.
E ancora, si pensa alla creazione di una piattaforma di lavoro nazionale, a cui gli occupabili dovranno iscriversi per ricevere le offerte di lavoro. Basterà rifiutarne una congrua per perdere il sussidio. Con la riforma del reddito di cittadinanza, il governo dovrebbe risparmiare fino a 3 miliardi l’anno. Insomma, è chiaro che chi può lavorare sarà spinto e farlo e anche per i furbetti la pacchia – almeno così sembra – è finita.