In un’intervista rilasciata a Il Tempo di Franco Bechis, Silvio Berlusconi torna a far parlare di sé per una dichiarazione spiazzante. L’ex premier ha difeso il reddito di cittadinanza, sostenendo che sarebbe una misura “finalmente di contrasto alla povertà” e che le truffe avvenute in questi anni non ne farebbero venire meno la necessità.
Non è qualcosa che ci saremmo aspettati di sentire dal leader di Forza Italia, una forza politica che ancora oggi pretende di rappresentare il popolo delle partite IVA.
Premettiamo che, in un certo senso, Berlusconi abbia detto un’ovvietà. Che molti beneficiari ci marcino con il reddito di cittadinanza, intascandolo senza averne diritto o grazie a vere e proprie truffe non significa di per sé che il sussidio sia sbagliato. Sarebbe come affermare che bisogna eliminare la patente per tutti, perché molti guidano ubriachi. Peraltro, sono tante le misure che si prestano a “furbizie” di vario tipo. Come non citare il sussidio di disoccupazione intascato da chi lavora? Quando Berlusconi nel 2009 cercò di salvare Alitalia con i famosi “capitani coraggiosi”, fece scalpore una sua affermazione, in base alla quale i dipendenti “tra cassa integrazione e qualche lavoretto in nero” non se la sarebbero passata poi tanto peggio di prima. Insomma, realismo politico.
Perché Berlusconi abbraccia il reddito di cittadinanza
Ricordiamo che Berlusconi da anni propone l’innalzamento delle pensioni minime a 1.000 euro al mese, una misura che non solo sconquasserebbe i conti dell’INPS, ma che renderebbe praticamente inutile la stessa contribuzione.
Ma l’amore improvviso per il reddito di cittadinanza avrebbe finalità molto più spicciole e immediate. Berlusconi sta orchestrando la sua elezione a presidente della Repubblica. Sa che il Parlamento vorrebbe arrivare a fine legislatura. Tra crollo dei consensi per alcuni partiti come il Movimento 5 Stelle e taglio dei parlamentari, centinaia tra deputati e senatori vogliono allungare il brodo, consapevoli che non saranno rieletti. E per questo temono che Mario Draghi al Quirinale segni la fine non solo del suo governo, ma anche della legislatura. Per questo, sarebbero disposti a votare anche Topo Gigio pur di non andare a casa. E Berlusconi sta strizzando l’occhio proprio ai 233 “grillini” disorientati tra una leadership tentennante e alleanze con il PD che non decollano.
Infine, il sì di Berlusconi al reddito di cittadinanza sarebbe un segnale lanciato a un alleato preziosissimo nella corsa al Quirinale, quel Matteo Renzi che da settimane raccoglie le firme per abrogare il sussidio tramite referendum. L’iniziativa del toscano rischia di inasprire i rapporti proprio con i pentastellati, rendendo più difficoltosa l’eventuale convergenza anche sotterranea sul nome di Berlusconi. Infine, una stoccata a Giorgia Meloni, critica verso il sussidio e che nei giorni precedenti aveva sostanzialmente archiviato l’elezione di Berlusconi a capo dello stato.