Si dice che per colpa del reddito di cittadinanza non si trovano più lavoratori stagionali. Raccontarla così fa comodo ai datori di lavoro, ma la realtà è ben diversa da come la si dipinge.
Volendo guardare il bicchiere mezzo pieno, il reddito di cittadina ha avuto il merito finora di far emergere le inadeguatezze dei contratti di lavoro. Così, se non si trovano stagionali la colpa e degli stipendi bassi e precarietà diffusa.
Reddito di cittadinanza e cuneo fiscale
A conti fatti, esiste una soglia di reddito sotto la quale non conviene lavorare, ma percepire il reddito di cittadinanza.
Manca un salario minimo, ma manca anche un taglio al cuneo fiscale. Ovvero quel prelievo fiscale e contributivo che grava sulle retribuzioni che, secondo i dati dell’Ocse colloca l’Italia al quinto posto su 38 Paesi avanzati.
Così, meglio prendere il reddito di cittadinanza che fare un lavoro stagionale per 1.000 euro al mese per 3-4 mesi all’anno. Come dare torto ai giovani in cerca di occupazione o che tentano di farsi un curriculum spesso costellato da lavori e lavoretti precari e mal pagati?
Stipendi troppo bassi e incarichi precari
La colpa è anche dei datori di lavoro (non tutti ben inteso) che spesso cercano di sfruttare al massimo la manodopera. Sempre per colpa del carico fiscale che grava anche sul reddito di impresa, non certo per cattiveria. Così le paghe sono basse a fronte di tante ora di lavoro richieste. Ma se le retribuzioni fossero ben superiori, come avviene in Francia o Germania, le cose cambierebbero.
A quel punto il reddito di cittadinanza non potrebbe più essere tirato in ballo come scusa per rifiutare incarichi stagionali o a tempo determinato.
Anzi l’istituzione del reddito di cittadinanza dovrebbe spronare, da una parte i datori di lavoro ad aumentare le retribuzioni, in linea con quelle della media Ocse. E dall’altra il governo a tagliare il cune fiscale. Visto e considerato che in Italia manca pure un salario minimo.