Il reddito di cittadinanza costituisce, oggi, il principale strumento di lotta alla povertà assoluta, ed è necessario per fronte alla crisi sanitaria del coronavirus o, per meglio dire, alla crisi economica e di liquidità delle famiglie che nasce dalle politiche di contenimento dell’infezione adottate dal nostro Paese. È un po’ la sintesi dell’intervista del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, rilasciata a “La Stampa”.
Lo stesso Tridico, nella durante la stessa intervista, ha parlato anche di quella che, a suo dire, è un’anomalia tutta italiana: il reddito di cittadinanza, spiega il presidente dell’inps, viene riconosciuto agli stranieri solamente se hanno la residenza nel nostro Paese da almeno 10 anni, un “periodo di tempo eccessivo”.
Reddito di Cittadinanza anche agli immigrati, la proposta di Tridico
Abbiamo già parlato della proposta dello stesso Presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, di aumentare gli importi del Reddito di cittadinanza. Ma non è finita qui, per il presidente dell’istituto, bisogna intervenire per consentire anche agli immigrati di percepire tale indennità.
“Sono necessarie risorse aggiuntive soprattutto per le famiglie numerose e gli immigrati. Il reddito prevede un requisito di residenza in Italia di dieci anni, mi sembra eccessivo e non esiste in nessun Paese europeo”.
Una anomalia tutta italiana
Il requisito della residenza per almeno dieci anni, spiega lo stesso Presidente dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, è una anomalia tutta italiana, non prevista, ad esempio, nelle corrispondenti versioni degli altri Paesi europei.
Allargare la platea dei potenziali percettori di reddito di cittadinanza anche agli immigrati, per Tridico, è necessario.
Ovviamente, la decisione di modificare l’istituto del Reddito di Cittadinanza non spetta al presidente dell’INPS, anche se, per ovvie ragioni, la sua rimane una delle voci più autorevoli in tal senso.
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