Il fallimento del reddito di cittadinanza si vede nei numeri. Meno di una persona su quattro ha trovato lavoro da quando è stato istituito il Rdc. Di questi, solo il 15% ha ottenuto un contratto stabile.
A snocciolare i numeri incresciosi è la Corte dei Conti in una indagine sul “Funzionamento dei centri per l’impiego nell’ottica dello sviluppo del mercato del lavoro“. Da essa emerge quanto il sistema dir reclutamento sia disorganizzato e mal funzionante.
Il fallimento del reddito di cittadinanza
In questo senso, il reddito di cittadinanza è stato un vero e proprio fallimento.
Sotto accusa, secondo la Corte dei Conti, finisce l’Anpal, l’Agenzia nazionale per le Politiche Attive lavoro. Secondo i giudici contabili
“nel nostro Paese esistono eterogenei assetti organizzativi, con approcci, metodologie e sistemi informativi diversificati e sovente non dialoganti tra di loro“.
Tradotto, non vi è scambio di informazioni fra chi eroga il reddito di cittadinanza e chi, invece, deve adoperarsi per trovare lavoro ai beneficiari. Eppure disponiamo dei più avanzati sistemi tecnologici per incrociare tutti i dati.
“Nonostante l’Anpal abbia avviato un processo di trasformazione digitale per l’evoluzione dei sistemi informativi (..) la messa a punto del sistema unico avviene con notevoli difficoltà anche per una non adeguata dotazione informatica a livello territoriale e un collegamento in rete non adatto alle nuove funzioni dei Centri per l’Impiego“.
I furbetti del Rdc
Numeri alla mano, a oggi solo 352.068 lavoratori hanno avuto impiego su 1,36 milioni di beneficiari. Il 65% di questi ha firmato un contratto a tempo determinato (la maggior parte di durata inferiore a 6 mesi), il 15,4% un contratto a tempo indeterminato e il 4,1 % un contratto di apprendistato.
Ma che il reddito di cittadinanza non abbia funzionato bene lo si capisce anche dalle revoche. Al 31 agosto 2021, su circa 3,02 milioni di richieste ben 127 mila erano fasulle. E molte sono ancora in corso.
Le verifiche e gli incroci delle varie banche dati nazionali non sono semplici e talvolta occorrono mesi per scovare i furbetti del reddito di cittadinanza. Col rischio che poi non si riesca più a recuperare il denaro indebitamente elargito.