Abbiamo visto più volte che il reddito di cittadinanza spetta sulla base di precisi requisiti legati al reddito e al nucleo familiare. L’obiettivo è quello di aiutare con il sussidio persone in difficoltà economica. Sulla base di questa premessa verrebbe da chiedersi: hanno diritto al reddito di cittadinanza anche suore e preti che, per scelta, dovrebbero vivere in povertà? E se si: come si calcola il nucleo familiare?
Le uniche categorie espressamente escluse dal reddito di cittadinanza sono chi ha dato le dimissioni negli ultimi 12 mesi che precedono la domanda per il sussidio, chi è ricoverato a carico dello Stato, o chi ha subito condanne per determinati reati o misure cautelari personali.
Requisiti Reddito di Cittadinanza: preti e suore ne hanno diritto?
Sul fronte reddito, per riepilogare, è escluso dalla possibilità di fare domanda per il RdC chi possiede beni immobili per un valore non superiore a 30 mila euro (esclusa l’abitazione principale) e beni immobili (conti, carte, etc.) per un valore non superiore a 6 mila euro. La remunerazione dei sacerdoti è competenza dell’Istituto centrale per il sostentamento del clero (Icsc), il quale annualmente stabilisce la soglia minima di sostentamento. Se il reddito risulta inferiore alla suddetta soglia, il Cei provvederà ad integrarlo. Se assumono incarichi particolari, ad esempio negli ospedali o nelle caserme, i sacerdoti hanno diritto ad una retribuzione specifica.
Non sorgono problemi di sorta in merito al requisito patrimoniale perché, il diritto canonico prevede, per l’investitura, la rinuncia radicale ai propri beni mobili e immobili.
Fatta chiarezza su reddito e patrimonio, resta da capire come verrebbe considerato il nucleo familiare di preti e suore ai fini del reddito o della pensione di cittadinanza.
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