Il reddito di cittadinanza sarà oggetto di modifiche da parte del governo e resta motivo di scontro al suo interno. Se Lega, Italia Viva e Forza Italia ne chiedono la soppressione o, comunque, un forte ridimensionamento, Movimento 5 Stelle e PD restano a favore del sussidio. E la battaglia si sta spostando ormai sul tenore dei cambiamenti in vista. I “grillini” avvertono che non accetteranno alcun depotenziamento delle risorse stanziate dal governo. Per l’anno prossimo, sarebbero 8 miliardi, 1 in meno rispetto al dato record di questo 2021.
Tuttavia, è un dato di fatto che il reddito di cittadinanza così com’è non vada e debba essere rivisto. Anzitutto, agendo sulla scala di equivalenza, al fine di migliorare la posizione delle famiglie più numerose e con figli minori. Sino ad oggi, il sussidio è erogato moltiplicando per 1 la somma massima che può percepire un individuo single, a cui aggiungere 0,4 per l’eventuale coniuge e altro componente di età superiore ai 18 anni e 0,2 per ogni figlio minorenne.
Facciamo un esempio: una famiglia con casa di proprietà formata da un genitore e due figli minorenni avrebbe diritto a percepire un sussidio mensile fino a un massimo di 700 euro (500 x 1,4), la stessa somma spettante a un nucleo composto da una coppia senza figli. A meno di non volere ridurre l’entità del reddito di cittadinanza a beneficio degli over 18, questa modifica andrebbe nella direzione di aumentare le risorse necessarie al rifinanziamento della misura.
Reddito di cittadinanza, contributo per l’affitto differenziato
Ed ecco che un possibile taglio arriverebbe da un’altra modifica di cui si sta discutendo: legare il reddito di cittadinanza al costo della vita della zona in cui si vive. L’ipotesi sarebbe di non riconoscere più un importo fisso fino a 280 euro mensili a titolo di contributo per l’affitto.
Dunque, il contributo finisce per coprire i due terzi dell’affitto per un inquilino di Catanzaro e appena un quinto per uno di Milano. Poiché oltre i due terzi dei beneficiari del reddito di cittadinanza si trovano al sud, a fronte di una popolazione meridionale di appena un terzo del totale, questa riforma in sé finirebbe per aumentare il contributo per l’affitto a favore dei residenti nel centro-nord e verosimilmente risparmiando risorse complessive con la riduzione dello stesso per i residenti nel centro-sud.
Del resto, così facendo il legislatore prenderebbe due piccioni con una fava: aiutare in misura più equa chi ha bisogno e ridurre i disincentivi al lavoro. Per capirci, se pago a una famiglia in affitto con due figli minori fino a 1.180 euro al mese, nei fatti gli sto erogando un reddito di cittadinanza corrispondente a un vero stipendio nel sud dell’Italia. Altra cosa al nord, dove il costo della vita è più alto, specie nelle grandi città. Dunque, un ribilanciamento a favore degli inquilini settentrionali provocherebbe minori disincentivi al lavoro sotto Roma.