Quando è possibile rifiutare le offerte di lavoro senza perdere il reddito di cittadinanza? Non è certo un mistero e neanche una novità che il reddito di cittadinanza è forse la misura più discussa e discutibile tra quelle che i vari governi che si sono succeduti hanno emanato nell’ultimo decennio. Adesso che in carica c’è un governo che critica tale misura da sempre, è normale che l’attenzione sul reddito di cittadinanza sia diventata sempre maggiore.
Che il governo vorrebbe limitarne l’impatto sulle casse pubbliche è cosa nota. Inoltre, l’intenzione sarebbe quella di evitare che la misura diventasse terreno fertile per i cosiddetti furbetti. Sotto osservazione ci sono le proposte di lavoro che dovrebbero pervenire ai beneficiari della misura e che, al loro rifiuto, porterebbero alla decadenza dal beneficio.
“Salve a tutti, ho sentito che da gennaio chi come me percepisce il reddito di cittadinanza non potrà più rifiutare la prima offerta di lavoro pervenuta senza rischiare di perdere il sussidio. Premetto che sono una donna di 50 anni di età che ha due bambini di 11 e 9 anni. Non ho marito, e in passato ho fatto la commessa in un negozio di articoli da regalo. Se mi arrivano delle proposte di lavoro posso rifiutarle o anche su di me ricade l’obbligo previsto dal nuovo governo?”.
Politiche attive sul lavoro, per il reddito di cittadinanza come funzionano?
Le proposte di lavoro sono una parte integrante del reddito di cittadinanza. Sin dall’origine della misura, cioè fin da quando è nata, il progetto prevedeva che ai beneficiari sarebbero arrivate da parte degli uffici di collocamento, delle offerte di lavoro. Sono le politiche attive sul lavoro che dovevano funzionare permettendo ai beneficiari del sussidio, di uscire fuori dalla fase di povertà assoluta che li aveva portati a godere del beneficio. La nuova collocazione lavorativa era un principio fondamentale di questa misura. È per scremare la platea dei beneficiari di questa prestazione, l’attuale governo sarebbe intenzionato a inasprire le conseguenze di rifiuta le proposte di lavoro.
Nuove regole per chi è occupabile
A dire il vero, in questi anni di funzionamento del reddito di cittadinanza le proposte di lavoro non sono state molte, almeno stando alle statistiche ufficiali e ai commenti dei beneficiari del sussidio. Inasprire le regole significherà per il nuovo governo anche aumentare l’invio di queste offerte di lavoro ai titolari del reddito di cittadinanza. Bisognerà invertire la tendenza, perché le proposte di lavoro di questi anni non hanno consentito grandi inserimenti lavorativi per i beneficiari del sussidio. Resta il fatto, però, che i beneficiari del reddito di cittadinanza, allo stato attuale delle cose, sono in gran parte non attivabili al lavoro. Una definizione questa che ci serve per rispondere al quesito della nostra lettrice che ci chiede, giustamente preoccupata per le voci sul restyling della misura, quale sarebbero queste offerte per lei non rifiutabili.
Rifiuto lavoro reddito di cittadinanza, ecco chi può rifiutare
Solo i componenti il nucleo familiare considerati attivabili al lavoro o occupabili, devono sottostare a questi obblighi. Infatti possono rifiutare le proposte di lavoro senza perdere il sussidio gli over 65, gli invalidi almeno al 45%, i genitori che devono badare a figli sotto i 3 anni o chi assiste invalidi. Naturalmente sono esclusi da questi obblighi i minorenni, i maggiorenni impegnati in percorsi di studio o quelli alle prese con percorsi di formazione regolarmente riconosciuti.
Quando la proposta non è congrua si può rifiutare
Tutti i soggetti diversi da quelli prima citati invece, non possono rifiutare le proposte. Ma per essere considerata congrua la proposta deve rientrare in determinati canoni. In termini pratici l’offerta deve avere la giusta distanza dal domicilio del lavoratore, ma non solo. Deve essere coerente con il profilo del diretto interessato, sia come mansioni svolte che come competenze maturate. Per essere considerata congrua un’offerta deve essere anche verso un luogo di lavoro facilmente raggiungibile dal diretto interessato con mezzi di trasporto pubblico. Resta comunque il fatto che dopo i primi 18 mesi di sussidio, per i successivi 18 le proposte possono arrivare da tutto il territorio nazionale.
Anche lo stipendio conta per considerare congrua l’offerta di lavoro per il reddito di cittadinanza
Un occhio di riguardo anche allo stipendio, perché quello proveniente dalla proposta lavorativa deve essere superiore del 10% all’ammontare dell’importo massimo del sussidio previsto. Essendo 780 euro al mese la soglia per un singolo, lo stipendio non deve essere inferiore a 858 al mese. Anche se bisogna sempre fare riferimento al CCNL di categoria, cioè al contratto collettivo che si applica alla proposta lavorativa. Proprio per quanto riguarda la proposta, questa può essere a tempo pieno, ma anche a tempo determinato non inferiore a 3 mesi e perfino part time. L’importante è che l’assunzione preveda un lavoro pari almeno ad almeno il 60% dell’orario di lavoro previsto dal CCNL di riferimento per la giornata lavorativa full time.