L’operato del Governo Meloni in materia reddito di cittadinanza è stato chiaro fin da subito. Una specie di lotta serrata ala misura è ciò che l’esecutivo ha avviato immediatamente dopo la vittoria alle ultime elezioni politiche. In qualche modo rispettando ciò che avevano promesso durante la campagna elettorale i partiti di maggioranza hanno prima di tutto diviso la platea dei potenziali beneficiari. E poi, hanno ridotto il sussidio ad alcuni, aumentando allo stesso modo gli adempimenti e i rischi di decadenza dal beneficio per determinate fasce della popolazione.
“Buonasera, mi chiamo Elvira e sono una futura madre. Io e mio marito, senza reddito, disoccupati e con casa in affitto, prendiamo il reddito di cittadinanza. Abbiamo io 38 anni e mio marito 52. Abbiamo già rinnovato l’ISEE, e stando a quanto apprendo, in virtù della nostra età e del nostro nucleo familiare, prenderemo il sussidio solo fino ad agosto. Perché poi si blocca. E tra le altre cose, anche io dovrei essere assoggettata a frequentare corsi e a lavorare se il Comune mi chiama. Diventerò madre a settembre, e mi sembra paradossale che il nostro reddito di cittadinanza si blocchi solo perché non risulto madre adesso, perché se avessi avuto già mio figlio o mia figlia adesso, oltre a non essere chiamata a lavorare, potrei prendere il reddito di cittadinanza fino a dicembre”.
Reddito di cittadinanza 2023, le novità più contraddittorie
Il Governo Meloni non ha certo lesinato novità sul reddito di cittadinanza. Infatti lo ha prima ridotto per qualcuno, e poi ne ha decretato già la data di cessazione per tutti. Infatti il Governo, composto da partiti che hanno da sempre criticato la misura, ha di fatto tirato il freno a mano alla misura. Prima distinguendo la popolazione dei beneficiari in due fasce.
Quindi, niente obbligo di frequentare corsi di formazione. E nemmeno di accettare offerte di lavoro o di accettare chiamate a lavori di pubblica utilità per i Comuni. Tutti obblighi a cui sono assoggettati i beneficiari che in famiglia non hanno i soggetti prima citati e hanno tutti componenti tra i 18 e i 59 anni di età. Obblighi che, se disattesi, possono produrre l’immediata decadenza dal beneficio. E nel frattempo per loro il sussidio è stato ridotto a soli 7 mesi.
Addio al reddito di cittadinanza anche per insospettabili beneficiari
Dal primo gennaio 2024 il reddito di cittadinanza sarà solo un ricordo. Infatti la misura cesserà a fine 2023, questa un’altra decisione presa dal Governo con l’ultima legge di Bilancio. Tutto chiaro quello che è stato deciso? Anche se può sembrare di si, le situazioni anomale sono tante. E per esempio, ciò che sottolinea la nostra lettrice è davvero interessante. Infatti tra tutte le postille e i vari interventi prodotti dal nostro esecutivo, la tutela delle famiglie con minori al loro interno è evidente. Durata del sussidio senza tagli e meno adempimenti per queste famiglie. Che evidentemente non possono essere considerate alla stregua di chi invece ha età e situazioni familiari che non mettono a repentaglio lo status di attivabili o occupabili dei percettori il sussidio.
Ma le donne in attesa che fine faranno? Infatti la non presenza del minore in famiglia, perché ancora deve venire al mondo, mette queste beneficiarie del sussidio in una specie di limbo.
Cosa fare per evitare la discriminazione evidente?
Al momento nulla è stato detto per quanto riguarda queste particolari tipologie di situazioni. Anche perché il reddito di cittadinanza come tutti sanno, è collegato all’ISEE. In pratica l’INPS assegna il sussidio e determina il giusto importo spettante, in base all’ultimo ISEE in corso di validità. E un nuovo figlio non compare sull’ISEE fino a quando non è nato. In quel caso deve essere la stessa famiglia a provvedere per tempo a rinnovare l’ISEE. Ma dal momento che il sussidio cesserà di essere attivo a gennaio 2024, risulta praticamente inutile per le famiglie come quella della nostra lettrice, aspettare la nascita, provvedere a richiedere l’aggiornamento dell’ISEE e poi presentare domanda, probabilmente a ottobre se è vero che la gravidanza finisce a settembre.
Tra tempi tecnici di approvazione della domanda e cessazione del reddito di cittadinanza, la penalizzazione per queste famiglie è praticamente servita. Bisognerà verificare cosa adesso faranno le autorità di fronte a situazioni simili. L’INPS, in particolare, per quanto riguarda la lunghezza del reddito di cittadinanza. E magari i servizi sociali comunali e i centri per l’impiego che dovranno verificare se è davvero attivabile una donna in dolce attesa.