L’importo massimo del reddito di cittadinanza, pari 780 euro, si compone di una parte di reddito (fino a 500 euro) e di una quota affitto per coprire il canone di locazione (fino a 280 euro). Dell’idoneità di tale cifra a coprire la spesa per l’affitto ci siamo già occupati analizzando l’opportunità di modulare l’importo alla provincia di residenza. E’ intuitivo infatti che la media degli affitti a Roma o Milano non sarà neanche paragonabile a quella in piccoli centri urbani dove il costo della vita è più basso.
“Salve mi chiamo Giacomo e ho un appartamento in affitto a Roma. Una rendita ottenuta con sacrificio, rendita si fa per dire visto che da mesi il mio inquilino non mi corrisponde l’affitto. Dice che ha perso il lavoro e che quindi non riesce a pagare anche se mi sembra che non si faccia mancare nulla del resto. Siccome ha un figlio piccolo temo che la procedura di sfratto sarebbe non percorribile e quindi continuo a cercare una soluzione di compromesso e mediazione, fingendo di credere ai continui rinvii di presunti bonifici che non arrivano. Ora mi chiedo: se il mio inquilino moroso prenderà il reddito di cittadinanza, essendo disoccupato, avrà diritto anche alla quota affitto? Non sarebbe più corretto che venisse intestata a me? Altrimenti come fa il governo a sapere che la userà per saldare l’affitto? E chi mi ridarà le mensilità arretrate, ho modo di rivalermi sul reddito di cittadinanza?“.
La lettera ci offre alcuni spunti di riflessione importanti. Ricordiamo in primis che ad oggi esiste il Fondo morosità che riconosce un contributo affitto agli inquilini per morosità incolpevole. Per il riconoscimento di questo aiuto devono sussistere una serie di gravi cause che impediscano di pagare regolarmente il canone di locazione.
Per quanto riguarda la morosità delle mensilità precedenti, si attende di capire se il reddito di cittadinanza sarà pignorabile oppure no.