Dal primo gennaio 2023 il reddito di cittadinanza cambierà profondamente aspetto. Questo è quello che ha deciso il Governo Meloni che ha deciso di porre un freno al reddito di cittadinanza. Interventi che hanno due obbiettivi dichiarati. Il primo è rendere la misura meno appetibile a fannulloni e furbetti. Il secondo è rendere la misura meno costosa per le casse dello Stato e spostare i risparmi verso le altre priorità previdenziali, fiscali e sociali. Ma molti si chiedono, alla luce di questi cambiamenti, cosa devono fare con le domande da presentare all’INPS.
“Gentile redazione, sono un single beneficiario del reddito di cittadinanza di 58 anni di età. A gennaio rinnoverò l’ISEE e per come credo, non mi cambierà nulla a livello di reddito. I miei calcoli mi dicono che prenderò il sussidio fino al 27 maggio, perché è l’ultimo dei 18 mesi che dovrei percepire. Poi dovrei presentare a giugno la nuova domanda. E se non ho capito male mi toccheranno solo ulteriori 8 mesi, con scadenza a febbraio 2024. Oppure dovrei prendere solo i mesi aggiuntivi ai primi 5 del 2023, quelli provenienti dal vecchio periodo di 18 mesi. Ma se da gennaio 2024 tolgono il sussidio cosa accade?”
“Salve a tutti, ho un serio dubbio che riguarda la possibilità di presentare domanda di reddito di cittadinanza. Secondo me nel 2023 dovrei avere diritto alla prestazione dato che mi hanno respinto la domanda nel 2022 per colpa della NASPI che ho percepito fino a luglio del 2020. Scomparendo la NASPI dall’ISEE, perché nel 2021 ero a zero reddito, dovrei avere diritto al reddito di cittadinanza. Ma mi trovo nel dubbio se potrò presentare o meno domanda. Ho 51 anni di età e dovrei essere tra quelli a cui il sussidio viene negato adesso, giusto?”
Il nuovo reddito di cittadinanza in sintesi
Le novità del reddito di cittadinanza che ha introdotto il Governo Meloni adesso sono piuttosto stringenti per tutti i beneficiari, soprattutto per i più “giovani”.
Le problematiche costituzionali possono essere un fattore
Intorno al reddito di cittadinanza si aprono anche scenari di incostituzionalità presunta dei nuovi provvedimenti del Governo. Non è azzardato ipotizzare ricorsi e azioni legali. Nel sistema previdenziale per esempio, vige la regola della cristallizzazione del diritto. In pratica se un cittadino gode di una determinata prestazione o semplicemente matura il diritto a questa prestazione, può goderne in ogni caso anche a prestazione cessata. In altri termini chi ha maturato per esempio il diritto alla quota 100 entro la fine della sua fase sperimentale del 31 dicembre 2021, potrà goderne anche negli anni successivi. A prescindere che la misura ormai sia non più in vigore. Lo stesso vale per chi, grazie alle baby pensioni o alle regole del sistema retributivo ha ottenuto pensioni prima del previsto o più alte. Se le regole che hanno portato a questi eventi, erano in vigore all’epoca dei fatti, nulla può far tornare indietro lo Stato cancellando il diritto acquisito ed in forza a leggi e norme dello stesso Stato in vigore in quel momento.
Ma per le misure assistenziali la cristallizzazione potrebbe non essere argomento reale
Ma per le pensioni parliamo di contributi versati e di età anagrafica prestabilita. Parliamo cioè di vantaggi derivanti da adempimenti precedenti. Il reddito di cittadinanza è un sussidio e molti si chiedono se una volta maturato il diritto a 18 mesi di fruizione, il Governo non può tagliare questo diritto.