Un reddito minimo garantito in tutti i Paesi europei: la risoluzione votata in commissione ha ricevuto il primo via libera ufficiale sarà ora esaminata dalla Camera. La proposta di prevedere un reddito di inclusione valido in tutta Europa parte da una considerazione di base: le misure di sostegno presenti a livello nazionale non sempre sono sufficienti a garantire ai cittadini europei una vita dignitosa (in Italia è in vigore il Sostegno all’inclusione attiva, che sarà a breve sostituito dal Reddito di inclusione).
La proposta è passata in Commissione con 36 voti a favore, 7 contrari e quattro astensioni. Ora il testo passerà alla plenaria, in programma alla fine di ottobre. Se la risoluzione dovesse essere approvata, tutte le famiglie in difficoltà avrebbero un reddito minimo garantito. In quest’ottica è bene fare subito chiarezza su alcuni punti cruciali.
Reddito minimo garantito in tutti i Paese europei: rivoluzione nel 2018?
Il reddito minimo garantito, che è una forma di sostegno alle persone in difficoltà economica, non va confuso con il concetto di salario minimo e di reddito di base, che è invece un reddito di cittadinanza universale disposto indipendentemente dalla condizione economica del singolo.
Il rilancio del documento è stato spinto dietro pressione degli esponenti del Movimento 5 stelle in Europa. Si legge a tal proposito sul blog di Beppe Grillo che “il rapporto contiene punti fondamentali che azzererebbero immediatamente la povertà in Italia: l’uso del Fondo sociale europeo per cofinanziare il reddito di cittadinanza, la creazione di un Fondo ad hoc per quei Paesi che hanno tassi di povertà insostenibili, una direttiva vincolante per tutti gli Stati membri, l’indicazione di un importo per la determinazione di questo reddito: il 60% del reddito medio nazionale. L’esperienza europea è fondamentale per implementare con le dovute coperture economiche questo progetto. In tutti gli Stati europei, tranne in Italia e Grecia, esistono misure di contrasto alla povertà” (il reddito di inclusione da poco approvato in Italia infatti non ha trovato appoggio del Movimento 5 Stelle che premeva appunto per l’introduzione del reddito di cittadinanza).
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