Referendum e mercati, sorpresa del giorno dopo come con le elezioni USA?

Dal giorno dopo il referendum, i mercati potrebbero persino mostrare un rally non dissimile da quello post-elezioni USA. Esistono diverse ragioni per crederci.
8 anni fa
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I mercati potrebbero godere di un azzeramento dei vertici UE

Il 4 dicembre, poi, si vota anche in Austria per la ripetizione del ballottaggio delle presidenziali della primavera scorsa. Il candidato dell’ultra-destra, Norbert Hofer, sarebbe in lieve vantaggio, cosa che assieme a un’eventuale bocciatura delle riforme istituzionali in Italia, potrebbe provocare un terremoto politico in Europa.

Siamo sicuri, però, che sia così negativo per i mercati? Un doppio colpo subito dalla UE nello stesso giorno, a pochi mesi dalla Brexit e alla vigilia di appuntamenti elettorali decisivi in Olanda, Francia e Germania, potrebbe portare alle dimissioni i vertici delle istituzioni comunitarie, in primis, del presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker.

L’ipotesi inizia a circolare a Bruxelles e potrebbe essere la risposta politica dell’Europa al dilagare della protesta elettorale in ogni sua latitudine. Un “game changer” potrebbe essere ciò che serve agli investitori per tornare a sperare in questa malandata UE, ormai fonte di continue fibrillazioni politiche e di crisi finanziarie ed economiche. (Leggi anche: Spread e rendimenti BTp, se vince il “no” potrebbero scendere)

La BCE tutela i bond

Per non parlare, infine, della BCE. Oggi, l’istituto ha fatto intende nel suo report semestrale sulla stabilità finanziaria e con dichiarazioni di un paio dei suoi più alti dirigenti di essere pronta a reagire ad eventuali shock. L’ultimo board dell’anno si terrà l’8 dicembre, 4 giorni dopo il referendum italiano e il voto austriaco; in quell’occasione, il governatore Mario Draghi dovrebbe prolungare di sei mesi la durata del “quantitative easing”, potenziando all’occorrenza gli acquisti dei bond carenti di fiducia sui mercati, magari attraverso la sostituzione della “capital key” con altri criteri meno restrittivi. (Leggi anche: Spread e referendum, cosa farà Draghi se vince il “no)

Il ricordo del 9 novembre scorso, il giorno successivo alle elezioni USA, il cui esito è stato opposto alle previsioni, è ancora freschissimo.

Ci attendevamo un tracollo dei mercati finanziari, l’impennata dei prezzi dell’oro, dello yen, del franco svizzero e la corsa ai bond, mentre è accaduto esattamente il contrario. Wall Street ha segnato i massimi storici per tutti e tre i suoi indici, l’oro è crollato ai minimi da 9 mesi e gli investitori hanno venduto massicciamente i titoli di stato, quale segno di maggiore fiducia verso il futuro.

 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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